Angelo Gatti (1724-1798), precursore delle tecniche di vaccinazione

Angelo Gatti (Ronta, 17 dicembre 1724 – Napoli, 18 gennaio 1798) è stato un medico che, dopo aver osservato a Costantinopoli la tecnica dell’inoculazione umana del vaiolo (la così detta vaiolizzazione o ‘variolizzazione’), si impegnò nella diffusione della pratica in Francia con notevole successo, attirandosi per questo attacchi personali e un generale discredito da parte di numerosi colleghi. Contro quelli che lui stesso definì "pregiudizi" pubblicò alcuni scritti in difesa del suo metodo. Grazie a una fitta rete di rapporti con i poteri politici e con i propri pazienti, Gatti riuscì a superare le difficoltà, pur decidendo di rientrare definitivamente in Italia.

L’operato di Gatti è stato solo di recente rivalutato da parte della storiografia come quello di uno dei maggiori protagonisti del dibattito europeo sull’inoculazione del vaiolo. I meriti di questa tecnica furono, però, presto offuscati: alla vaiolizzazione, che si basava sull’utilizzo di pus umano, Edward Jenner sostituì, a fine Settecento, la tecnica maggiormente nota e più efficace della vaccinazione, con l’impiego di materiale bovino.

Ad Angelo Gatti è dedicata la voce di Francesco Baldanzi, pubblicata nel Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneofulcro del sito Ereticopedia. Per consultarla collegarsi alla pagina:

http://www.ereticopedia.org/angelo-gatti

Parresia presenta “Labirinto Stasi” di Gianluca Falanga (29/06/2021)

Martedì 29 giugno alle ore 17:00, Parresia, piattaforma digitale del network Cantiere Storico Filologico, ospita la presentazione del volume Labirinto Stasi. Vite prigioniere negli archivi della Germania Est di Gianluca Falanga (Feltrinelli, Milano 2021). Con l’Autore dialogano Monica Fioravanzo, Brunello Mantelli e Federico Scarano. Modera Armando Pepe. 

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Parresia presenta "Peccato o crimine" di Francesco Benigno e Vincenzo Lavenia (28/06/2021)

Lunedì 28 giugno alle ore 16:30 Parresia. Piattaforma digitale per le scienze umane e sociali ospita un dibattito on line sul volume di Francesco Benigno e Vincenzo Lavenia, Peccato o crimine. La Chiesa di fronte alla pedofilia (Laterza, Roma-Bari 2021). Gli Autori del libro dialogano con Francesco Margiotta Broglio e Francesco Torchiani. Coordinano il dibattito Benedetto Ligorio, Armando Pepe e Daniele Santarelli.


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Storici e filologi: i Maestri. Giuseppe Giarrizzo (24/06/2021)

Il ciclo "Storici e filologi: i Maestri", ideato e coordinato da Armando Pepe e Daniele Santarelli, col patrocinio del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell'Università della Campania "Luigi Vanvitelli", propone un itinerario tra i maestri delle scienze storiche e filologiche che hanno formato generazioni di studiosi in Italia e all'estero e sul cui magistero le giovani generazioni sono obbligate a riflettere per la loro crescita intellettuale e culturale. 

Il primo degli incontri, dedicato allo storico catanese Giuseppe Giarrizzo (1927-2015), si svolge giovedì 24 giugno alle ore 17:30, con gli interventi di Francesco Benigno e Lina Scalisi. Introduce Giulio Sodano.

Link diretto per registrarsi e assistere:

https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_EvBBZmGYQiG0RhpGMRZlEQ

Properzio, da Assisi a Roma: un itinerario poetico (22/06/2021)

Nell'ambito delle conferenze organizzate da Cantiere Storico Filologico e Stroncature, martedì 22 giugno alle ore 16:30 Paolo Fedeli tiene una lezione sul tema "Properzio, da Assisi a Roma: un itinerario poetico". Con Paolo Fedeli dialogano Claudio Buongiovanni e Arianna Sacerdoti.

Per maggiori informazioni collegarsi alla pagina:

https://stroncature.substack.com/p/properzio-da-assisi-a-roma-un-itinerario

Link diretto per registrarsi e assistere:

https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_-uWf9N0eTfm8WcgxohxXfw

Si segnala che l'evento sarà trasmesso anche in diretta Facebook alla pagina https://www.facebook.com/stroncature

Risorse in rete per la storia del territorio. La Campania nelle Digital & Public Humanities (22/06/2021)

Il termine parresìa (dal greco παρρησία, composto di πᾶς, "tutto", e ῥῆμα, "ciò che viene detto") indica la libertà di esprimere con tutta franchezza ciò che si ritiene vero, senza infingimenti e ipocrisie. Il progetto Parresia. Piattaforma digitale per le scienze umane e sociali consiste nella creazione e nello sviluppo di uno spazio on line di libera espressione e di trasparente confronto, valorizzando l'applicazione delle tecnologie digitali alle scienze umane e sociali e utilizzando in particolare il mezzo delle videoconferenze aperte al pubblico, nello spirito di abbattere la distanza fisica tanto quanto la chiusura intellettuale, favorendo così un funzionale e proficuo dialogo tra idee e punti di vista diversi.

Martedì 22 giugno, alle ore 11:00, Parresia inaugura le sue conferenze on line, ospitando il seminario "Risorse in rete per la storia del territorio. La Campania nelle Digital & Public Humanities". Armando Pepe discute con Pasquale Palmieri e Daniele Santarelli. Introduce Vittoria Fiorelli. Il seminario si inserisce nell'ambito delle attività del dottorato in Studi internazionali dell'Università L'Orientale di Napoli.

Link diretto per collegarsi e assistere alla conferenza su Zoom:

https://us02web.zoom.us/j/87575416130?pwd=WWVZWGRDQ1lGekhSWFlKN3d4bkttQT09

La conferenza sarà trasmessa, oltre che su Zoom, in diretta Facebook alla pagina: 

https://www.facebook.com/Parresia2021



CSF e Stroncature presentano "L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo" di Alessandro Marzo Magno (17/06/2021)

Giovedì 17 giugno 2021 alle ore 18:00 Cantiere Storico Filologico e Stroncature organizzano sulla piattaforma Zoom un dibattito sul volume di Alessandro Marzo Magno, L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo (Laterza, Roma-Bari  2020). Con l’Autore dialogano Fabien Coletti e Marie Viallon. Modera Vincenzo Vozza.

Per maggiori informazioni collegarsi alla sezione "Palinsesto" del sito di Stroncature:
https://www.stroncature.com/event-directory

Come di consueto, l'evento sarà trasmesso anche in diretta Facebook sulla pagina di Stroncature (https://www.facebook.com/stroncature)



Ida Irene Dalser e Benito Albino Mussolini, tra Piedimonte Matese e Napoli, alla ricerca di un porto sicuro

Ida Irene Dalser e Benito Mussolini si amarono e dalla loro relazione nacque un figlio, Benito Albino Mussolini. Ben presto il loro rapporto naufragò, Mussolini cercò di sbarazzarsi di lei e del figlio con ogni mezzo. La Dalser, denunciata come disfattista, durante la Prima Guerra Mondiale fu dal Governo italiano inviata a Piedimonte Matese, da dove si diresse a Napoli. Condusse con il piccolo  figlio una vita davvero grama. Andato al potere Mussolini, la sorte di Ida e del figlio fu ancora più triste in quanto entrambi, in anni diversi, morirono in manicomio.

Un articolo di Armando Pepe, pubblicato sul blog "La nostra storia", curato da Dino Messina per il "Corriere della sera", ricostruisce e riflette sulla vicenda, prendendo spunto dal volume del compianto giornalista Alfredo Pieroni, Il figlio segreto del Duce: la storia di Benito Albino Mussolini e di sua madre Ida Dalser, edito da Garzanti nel 2006. Per saperne di più collegarsi alla pagina:

https://lanostrastoria.corriere.it/2021/06/08/ida-irene-dalser-e-benito-albino-mussolini-tra-piedimonte-matese-e-napoli-alla-ricerca-di-un-porto-sicuro

CSF e Stroncature presentano "Eugenio Cefis" di Paolo Morando (11/06/2021)

Venerdì 11 giugno 2021 alle ore 18:00 Cantiere Storico Filologico e Stroncature organizzano sulla piattaforma Zoom un dibattito sul volume di Paolo Morando, Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri (Laterza, Roma-Bari 2021).

Con gli Autori dialogano Massimiliano Griner, Andrea Pomella, Elisabetta Sellaroli. Modera Armando Pepe. 

Per maggiori informazioni collegarsi alla sezione "Palinsesto" del sito di Stroncature:
https://www.stroncature.com/event-directory

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Come di consueto, l'evento sarà trasmesso anche in diretta Facebook sulla pagina di Stroncature (https://www.facebook.com/stroncature)



Napoleone, il primo degli uomini moderni

Recensione a Luigi Mascilli Migliorini, L’ultima stanza di Napoleone. Memorie di Sant’Elena, Salerno, Roma 2021

di Armando Pepe

L’ultima stanza di Napoleone. Memorie di Sant’Elena di Luigi Mascilli Migliorini, pubblicato da Salerno Editrice nella collana «Mosaici» è un agile volume che si legge tutto d’un fiato e che spicca tra le moltissime e talvolta stancanti pubblicazioni dedicate all'arcistudiato «Imperatore dei francesi» in questo anno napoleonico. Questo perché il libro non è soltanto la biografia di Napoleone negli ultimi anni di vita, ma è anche altro: analisi psicologica finemente condotta, aneddotica ricavata da un’infinità di saggi storici e romanzi, componenti essenziali nella ricostruzione di un’identità complessa e affascinante, per cui vige il criterio dell’inesauribilità. Intorno alla vita di Napoleone si potrebbero raccogliere migliaia di libri, tanti da riempirne un’intera biblioteca; l’Autore, utilizzando un’abbondante crestomazia, è riuscito nell’intento di condensare il tanto nel poco, producendo un ritratto che, per brio e garbo narrativo, ricorda «Il generale nel suo labirinto», il romanzo che Gabriel García Márquez scrisse per raccontare il tramonto umano del generale Simón Bolivar, «El Libertador» del Sudamerica. Singolare destino quello di Napoleone che, nato in un’isola selvaggia, ha come palcoscenico esistenziale il Mediterraneo, l’Egitto e l’Europa intera, costretto a soggiornare sull’Isola d’Elba, morendo relegato a Sant’Elena, una piccola isola di 121,7 chilometri quadrati situata nell’Oceano Atlantico centromeridionale. L’accuratezza con cui Mascilli Migliorini descrive la flora isolana e l’attenzione al minimo dettaglio aiutano il lettore ad immergersi nell’atmosfera; sembra di sfogliare le pagine di un romanzo del narratore tedesco Winfried Georg Sebald, con il quale l’Autore ha in comune quella capacità di cogliere l’attimo. A bordo della nave inglese Northumberland, avvicinandosi a Sant’Elena, a Napoleone «parve di scorgerla. A prua, nella luce imprecisa della notte che stava scendendo gli sembrò di intuirne il profilo, di riconoscere infine “la piccola isola”. Aveva scritto così ai margini del vasto atlante geografico che aveva accolto i suoi sogni di adolescente, mille volte sfogliato, mille volte annotato mentre era un giovanissimo studente della scuola militare di Brienne, e sul quale, chissà mai perché, la sua penna era un giorno caduta su quel minuscolo, insignificante punto sperduto in mezzo all’Oceano» (p. 1). Era una predestinazione? Chissà. La proverbiale irrequietezza napoleonica, per la quale è stato definito «homme pressé», «quale ce lo dipinge lo scrittore francese Paul Morand, facendone l’icona di una novecentesca condanna alla velocità» (p. 11), non trovò requie nemmeno a Sant’Elena. «A più di duemila migli nautiche (quasi quattromila chilometri in misura terrestre) dal Brasile, a circa millequattrocento miglia dalla più vicina costa africana, l’isola di Sant’Elena poteva facilmente essere considerata “il posto più isolato, più irraggiungibile, più difficile da attaccare, il più povero, il più insocievole e il più caro del mondo”» (p. 20). Nonostante tutto, amarezze incomprensioni a parte, Napoleone continuò, con la consueta energia che sprizzava da tutti i pori, a vivere incessantemente, sempre pieno di progetti e propositi da attuare. Non più imperatore dei francesi, ma semplicemente «generale Bonaparte»  titolo usato quando gli si rivolgevano i prigionieri inglesi –, fu condotto a «Longwood, il luogo destinato a ospitarlo in maniera definitiva, ma al quale occorrevano ancora diverse settimane di lavoro per essere davvero pronto per abitarvi» (p. 26). I fili dei racconti, di cui è composto il libro, si riannodano offrendo uno sguardo parallelo, una prospettiva plurale, come se Napoleone stesse all’interno di un panopticon, un ideale carcere verdeggiante. Stando in mezzo ad una piccola corte, in cui c’era il fido maresciallo Bertrand, i giorni trascorrevano placidi eppur operosi; Napoleone accoglieva le novità « e dunque anche i disagi, della sua mutata condizione, con il gusto di chi vi ritrovava tracce perdute, sentieri smarriti del proprio passato» (p. 31), era talvolta anche giocoso, prestandosi favorevolmente a «scherzi fuor di luogo, come quando Betsy [un’adolescente inglese che aveva familiarità con Napoleone] gli aveva, a bella posta, fatto arrivare vicino Tom Pipes, il cane di casa, un magnifico terranova che era appena uscito dalla grande vasca del giardino e si era scrollato vigorosamente l’acqua di dosso, inzuppando l’Imperatore e, cosa ancor più grave, rendendo inservibili i fogli sui quali, come d’abitudine, egli stava prendendo note per le sue Memorie» (p. 31). L’Autore indugia, divertendosi – e fa bene anche per stemperare la tensione di una drammaticità preconizzata –, sul senso del paradosso, «il rovesciamento di senso e di proporzioni accettato, voluto da Napoleone nel suo travestirsi, nel suo mascherarsi, esibisce, così, la tragicità dell’accaduto senza adottare la grammatica del dramma bensì quella del grottesco. Il Napoleone, che ogni mattina costruiva il proprio monumento raccontando la campagna d’Italia, era lo stesso che più tardi, verso sera, passeggiava in compagnia di Gourgaud [un generale della sua piccola corte] per un prato dove pascolavano le mucche. “Una di queste, spaventatasi, improvvisamente gli si rivolse contro, au pas de charge, con le corna in avanti”. Napoleone batté in ritirata con destrezza e rapidità, saltando lestamente dall’altra parte di un muro che gli fece da bastione; bucolica Waterloo nella quale Napoleone scappa a gambe levate» (pp. 35-36). Selvaggia prigione, lontana dalla civiltà, dove non era possibile trovare un succedaneo della vita brillante e galante di stampo europeo se non nelle innumerevoli letture che Napoleone, lettore forte, anzi fortissimo, ardentemente desiderava. Si faceva arrivare casse e casse di libri, fino a mettere insieme una notevole biblioteca, cosa non facile, date le comunicazioni tra l’isola e la terraferma. Una passione, quella della lettura, che condivideva con Simón Bolivar. «I libri venivano disposti negli scaffali che già accoglievano i pochi volumi, circa seicento, che egli aveva portato con sé, rilegati con le insegne imperiali e provenienti dalla biblioteca di Trianon. Prendeva vita, dunque, la biblioteca di Sant’Elena, un insieme di volumi che avrebbero accompagnato le ore di Napoleone e dei suoi compagni, spesso restii a restituire i libri presi in prestito, con grande imbarazzo di Alì [un fedelissimo factotum]  e ira di Napoleone non appena si accorgeva di un testo mancante» (p. 71). Una biblioteca che si accrebbe nel corso degli anni e costituì un intensissimo motivo di svago, anche per sfuggire alle insidiose e sgradite premure degli inglesi, che intanto osservavano puntigliosamente ogni minima azione.  A rendere più stretto lo spazio della solitudine ci pensò il governatore di Sant’Elena sir Hudson Lowe, «gli si conoscevano poche amicizie, nessun legame familiare; molti pensavano, non a torto, a una sua omosessualità» (p. 61). Parecchie furono le angherie e le meschinità cui Napoleone fu sottoposto fino alla dipartita terrena, avvenuta il 5 maggio 1821, eternata da Alessandro Manzoni e imparata a memoria nelle scuole italiane.