PRIMA PARTE | Le finanze e la produzione
scientifica: Decine di milioni di finanziamenti pubblici
Riceviamo da parte di un addetto ai lavori un lungo e approfondito
contributo d'inchiesta sulla Fondazione FSCIRE, noto centro di ricerca bolognese specializzato nelle scienze religiose, fondato con l'anodina denominazione di Centro di Documentazione nel lontano 1953 e ormai da ben 17 anni diretto dal professore reggiano Alberto
Melloni, con il quale spesso FSCIRE è immediatamente identificata dall'opinione
pubblica. Coerentemente con le nostre finalità, riteniamo utile pubblicare il testo pervenutoci al fine di stimolare riflessione e dibattito, vertendo
esso su un tema tanto importante come le politiche di erogazione e
distribuzione di fondi pubblici destinati dallo Stato alla ricerca scientifica.
Ricordiamo, per quanto ovvio, che la presente testata on line promuove e tutela
il diritto di critica, garantito dall'Art. 21 della nostra Costituzione
repubblicana, che, a differenza della semplice narrazione dei fatti (diritto di
cronaca, anch'esso costituzionalmente tutelato), è caratterizzato
dall'espressione di opinioni e commenti che, certo fondandosi sullo studio e sull'osservazione di dati e fatti concreti, possono contenere giudizi di valore tali da piacere o non piacere.
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1. FSCIRE,
fondazione privata per le scienze religiose, solo nei 6 anni 2018-23 riceve
20,8 milioni pubblici grazie a politici di una parte politica e dirigenti ministeriali.
Ma la stessa parte politica protesta! 2. Nel 2014 la UE definisce le
“Infrastrutture per la ricerca” (IR, tipo CERN), e FSCIRE lo diviene (426.245€).
Come? Lo raccontiamo. E in finanziaria 2016 tre deputati inseriscono 5 milioni
annui per un bando per le IR per le scienze religiose: vince l’unica, FSCIRE; i
5 milioni sono rinnovati dal 2021. 3. Senza bando (sulla base del bando 2016)
nel 2020-23 altri 6 milioni per le IR religiose al Sud. La Regione E.R. (che ha
ristrutturato la sede, concessa dall’università di Bologna) dal 2017 aggiunge 3
milioni (+1,2 futuri). 4. Tra i donors
non manca nessuno, dall’ex Finmeccanica (= armi) a Snam Rete Gas (!) a “Gratta e
Vinci”. 5. Perché tutti gareggiano a finanziare il dominus assoluto Alberto Melloni? Cosa produce FSCIRE con 20,8
milioni nel 2018-23? Altisonanti consorzi europei, videomostre… 6. Ma in
concreto qual è il valore aggiunto rispetto a quanto i membri producono nelle
università da cui sono già retribuiti?
Tre riviste (ma una solo “acquistata” e una neonata), “grandi opere”
(discutibili), poche monografie nelle collane… affreschi e mercedes in cortile. 7. E i soliti temi da decenni (noiosetto):
Dossetti, Lercaro, don Milani, ecumenismo… Soprattutto un’egemonia sull’eredità
e interpretazione del Vaticano II, come “fazione” di politica ecclesiastica per
“riformare la Chiesa colla sola forza della ricerca” (e il fantasma di Paolo
Prodi: Kryptonite) 8. Ma questo è scientifico? O è un “dis-valore aggiunto”,
pagato da uno stato laico? 9. L’egemonia ora è su scala “industriale” nelle
università (“articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto”: prossima puntata), con risultati
tanto sproporzionati rispetto alla dotazione finanziaria, da attrarre ben
pochi: i dottorati nazionali presieduti da Melloni in parte restano vuoti. 10. Solo
bulimia? Eppur (qualcosa) si muove. Eccome se si muove.
FSCIRE, chi è costei?
FSCIRE: chi è costei? Senza don Abbondio Carneade sarebbe un Carneade qualsiasi. Così è per questo acronimo impronunciabile, ignoto ai più. Fattaci la domanda, passeremmo oltre, sennonché non siamo don Abbondio e questa sigla è associata a decine di milioni di euro pubblici, versati dal cittadino italiano in un momento in cui lo Stato risparmia sui servizi essenziali. Pertanto abbiamo condotto un’inchiesta basata su documentazione ufficiale e fonti di prima mano, verificabili (talora saremo vaghi esclusivamente al fine di tutelare la fonte da sicure ritorsioni): ogni nostra parola può essere provata esibendo i documenti (che pare siano sempre meno “riservati” ed escano da vari enti con facilità – e non vi è illecito, poiché si tratta di documenti pubblici, sebbene solitamente sia difficile ottenerli se non per le vie legali). Quando siamo incerti su un fatto, lo dichiariamo; ignoriamo i meri pettegolezzi, le fonti di seconda mano e i dati personali. Non abbiamo preclusioni (qualche ironia deriva dalla singolarità di taluni dati). Né abbiamo nulla da spartire con fazioni interne al mondo cattolico (che pure talora risultano ben informate): semplicemente un’inchiesta oggettiva si pone delle domande e mette il dito nelle piaghe senza riguardi, sconvolge le agiografie. Intendevamo essere brevi, ma si è accumulata un’infinità di dati di assoluto interesse, un vero thriller, per chi fa ricerca in Italia – e per chi paga le tasse; non per questo accusiamo qualcuno di illeciti: la cosa singolare (a ancor più inquietante) è che tutto ciò che abbiamo trovato è lecito, fin troppo, dato che parte della normativa reperita (prodotta da parlamento, regioni, ministeri) pare quasi concepita appositamente. Dunque per ragioni di spazio pubblichiamo ora solo la prima parte, sui contributi pubblici in rapporto alla produzione scientifica, cui prossimamente seguiranno questioni più specifiche.
Presentazioni preliminari
L’acronimo va sciolto in Fondazione per le Scienze Religiose “Giovanni XXIII”. L’organizzazione, lo statuto, ecc. si leggono nel suo stesso sito (corretto):
https://www.fscire.it/chi-siamo-1/organi . Un po’ più agiografica la storia:
https://www.fscire.it/chi-siamo-1/storia che “dimentica” lo storico di maggior peso che abbia lavorato nell’allora Centro di documentazione, Paolo Prodi. Per saperne di più si può leggere l’ultimo libro (pubblicato poco prima di morire, per una questione di delicatezza) del grande storico bolognese:
Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi, il Mulino 2016; o più in sintesi il testo (datato 2005 ma attualissimo) di Pietro De Marco, allora professore di sociologia della religione all’Università di Firenze e alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, pubblicato dal decano dei vaticanisti, Sandro Magister, nella sua rubrica su “l’Espresso” (che più volte si è occupato di FSCIRE e dintorni:
https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/38108.html. Non crediamo che si possa comprendere quanto segue senza passare per l’articolo, che spiega le origini sia della attuale bulimia milionaria, sia degli esiti scientifici.
20,8
milioni di euro di finanziamenti pubblici in 6 anni, 2018-23 (10,5 negli ultimi
due)
Mentre università ed enti di ricerca vedono stagnare i finanziamenti pubblici, una fondazione di ricerca privata li vede lievitare di anno in anno. In base alla legge 124/2017, art. 1, cc. 125-129, la Fondazione pubblica ogni anno l’elenco dei finanziamenti pubblici (un po’ nascosto sotto la voce “Organi” e non sotto quella “Documenti”)
[1]. Non vi compare la cifra degli altri finanziamenti, delle partecipate pubbliche, banche, cooperative e simili, non è obbligatorio.
Ne desumiamo che nel 2023 (ultimo rendiconto) i finanziamenti pubblici ammontano a 5.338.185,46 €.
[2] Di questi, oltre 4 milioni (comprese cifre minime) provengono dal Ministero dell’Università e Ricerca, spesso descritto come povero, ma in questo caso assai largo.
Sono inoltre pubblicati i bilanci dal 2020 al 2023. Nel bilancio 2023
[3] i contributi pubblici (che includono non indicati nel rendiconto) ammontano a 4.952.994,53 € (pp. 35-36) poiché non compaiono 500.000 € concessi dal MUR, mentre sono indicate sovvenzioni minori, come 15.000 € da Confindustria e 100.000 € da CARIPLO, non presenti nel rendiconto (nel bilancio i ricavi da attività istituzionale, ossia contributi pubblici e privati risultano però 5.583.579 €, e quelli da attività commerciali, ossia da mercato e sponsorizzazioni solo 20.922 €, ivi, p. 26). Entrambi i documenti sono corretti, non coincidono per motivi contabili: ad es. uno stanziamento relativo a un anno può essere versato, in tutto o in parte, in uno successivo. Nel bilancio vi è, tra i crediti, la voce "Contributi da ricevere", stanziati ma non incassati al 31 dicembre, che per il 2023 ammonta a 1.183,095,00 €. Considerando però in blocco più anni, la differenza si riduce, salvi i tecnicismi contabili. L’utile/avanzo nel 2023 risulta di 949.452,37 €, con soddisfazione del CDA, secondo cui FSCIRE potrà guardare serenamente al futuro; preoccupazione eccessiva. Ignoriamo se ciò sia normale per una fondazione di ricerca (tecnicismi) o se il denaro abbondi tanto da non riuscire a spenderlo. Nell’esercizio 2023 le disponibilità liquide sono cresciute da 1.530.305 € a 2.055.504 € (p. 19); alla fine del 2020 ammontavano a 840.710,45€, e solo per il versamento, pochi giorni prima, di 800.000 € da parte del MIUR. Ognuno può farsi un’idea consultando il bilancio 2023
[4] e i tre precedenti.
[5]