Riceviamo da parte di un addetto ai lavori un lungo e approfondito contributo d'inchiesta sulla Fondazione FSCIRE, noto centro di ricerca bolognese fondato nel lontano 1953 e da ben 17 anni diretto dal professore reggiano Alberto Melloni, con il quale spesso questo centro è identificato dall'opinione pubblica. Coerentemente alle nostre finalità, riteniamo utile pubblicare il testo pervenutoci al fine di stimolare riflessione e dibattito, vertendo esso su un tema tanto importante come le politiche di erogazione e distribuzione di fondi pubblici destinati dallo Stato alla ricerca scientifica. Ricordiamo, per quanto ovvio, che la presente testata on line promuove e tutela il diritto di critica, garantito dall'Art. 21 della nostra Costituzione repubblicana, che, a differenza della semplice narrazione dei fatti (diritto di cronaca, anch'esso costituzionalmente tutelato), è caratterizzato dall'espressione di opinioni e commenti che, certo fondandosi sullo studio e sull'osservazione di dati e fatti concreti, possono contenere giudizi di valore tali da piacere o non piacere. Peraltro, tutti gli utenti possono, attraverso l'apposita funzione, commentare i contenuti che sono qui pubblicati, senza alcun vincolo che non sia quello della tutela della dignità e della reputazione delle persone, nonché del pubblico decoro. La redazione opera una blanda moderazione dei commenti inoltrati dagli utenti, non approvando quelli che contengono volgarità, insulti gratuiti, minacce e affermazioni diffamatorie. Il diritto di replica è naturalmente garantito anche attraverso la pubblicazione, da parte degli interessati che lo richiedano, di note, comunicati, interventi su questa stessa testata, "purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale” (in conformità con l'art. 8 della l. 47/1948).
1. FSCIRE, fondazione privata per le scienze religiose, solo nei 6 anni 2018-23 riceve 20,8 milioni pubblici grazie a politici di una parte politica e dirigenti ministeriali. Ma la stessa parte politica protesta! 2. Nel 2014 la UE definisce le “Infrastrutture per la ricerca” (IR, tipo CERN), e FSCIRE lo diviene (426.245€). Come? Lo raccontiamo. E in finanziaria 2016 tre deputati inseriscono 5 milioni annui per un bando per le IR per le scienze religiose: vince l’unica, FSCIRE; i 5 milioni sono rinnovati dal 2021. 3. Senza bando (sulla base del bando 2016) nel 2020-23 altri 6 milioni per le IR religiose al Sud. La Regione E.R. (che ha ristrutturato la sede, concessa dall’università di Bologna) dal 2017 aggiunge 3 milioni (+1,2 futuri). 4. Tra i donors non manca nessuno, dall’ex Finmeccanica (= armi) a Snam Rete Gas (!) a “Gratta e Vinci”. 5. Perché tutti gareggiano a finanziare il dominus assoluto Alberto Melloni? Cosa produce FSCIRE con 20,8 milioni nel 2018-23? Altisonanti consorzi europei, videomostre… 6. Ma in concreto qual è il valore aggiunto rispetto a quanto i membri producono nelle università da cui sono già retribuiti? Tre riviste (ma una solo “acquistata” e una neonata), “grandi opere” (discutibili), poche monografie nelle collane… affreschi e mercedes in cortile. 7. E i soliti temi da decenni (noiosetto): Dossetti, Lercaro, don Milani, ecumenismo… Soprattutto un’egemonia sull’eredità e interpretazione del Vaticano II, come “fazione” di politica ecclesiastica per “riformare la Chiesa colla sola forza della ricerca” (e il fantasma di Paolo Prodi: Kryptonite) 8. Ma questo è scientifico? O è un “dis-valore aggiunto”, pagato da uno stato laico? 9. L’egemonia ora è su scala “industriale” nelle università (“articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto”: prossima puntata), con risultati tanto sproporzionati rispetto alla dotazione finanziaria, da attrarre ben pochi: i dottorati nazionali presieduti da Melloni in parte restano vuoti. 10. Solo bulimia? Eppur (qualcosa) si muove. Eccome se si muove.
FSCIRE, chi è costei?
Presentazioni preliminari
Mentre università ed enti di ricerca vedono stagnare i finanziamenti pubblici, una fondazione di ricerca privata li vede lievitare di anno in anno. In base alla legge 124/2017, art. 1, cc. 125-129, la Fondazione pubblica ogni anno l’elenco dei finanziamenti pubblici (un po’ nascosto sotto la voce “Organi” e non sotto quella “Documenti”)[1]. Non vi compare la cifra degli altri finanziamenti, delle partecipate pubbliche, banche, cooperative e simili, non è obbligatorio.
Ne desumiamo che nel 2023 (ultimo rendiconto) i finanziamenti pubblici ammontano a 5.338.185,46 €.[2] Di questi, oltre 4 milioni (comprese cifre minime) provengono dal Ministero dell’Università e Ricerca, spesso descritto come povero, ma in questo caso assai largo.
Sono inoltre pubblicati i bilanci dal 2020 al 2023. Nel bilancio 2023[3] i contributi pubblici (che includono non indicati nel rendiconto) ammontano a 4.952.994,53 € (pp. 35-36) poiché non compaiono 500.000 € concessi dal MUR, mentre sono indicate sovvenzioni minori, come 15.000 € da Confindustria e 100.000 € da CARIPLO, non presenti nel rendiconto (nel bilancio i ricavi da attività istituzionale, ossia contributi pubblici e privati risultano però 5.583.579 €, e quelli da attività commerciali, ossia da mercato e sponsorizzazioni solo 20.922 €, ivi, p. 26). Entrambi i documenti sono corretti, non coincidono per motivi contabili: ad es. uno stanziamento relativo a un anno può essere versato, in tutto o in parte, in uno successivo. Nel bilancio vi è, tra i crediti, la voce "Contributi da ricevere", stanziati ma non incassati al 31 dicembre, che per il 2023 ammonta a 1.183,095,00 €. Considerando però in blocco più anni, la differenza si riduce, salvi i tecnicismi contabili. L’utile/avanzo nel 2023 risulta di 949.452,37 €, con soddisfazione del CDA, secondo cui FSCIRE potrà guardare serenamente al futuro; preoccupazione eccessiva. Ignoriamo se ciò sia normale per una fondazione di ricerca (tecnicismi) o se il denaro abbondi tanto da non riuscire a spenderlo. Nell’esercizio 2023 le disponibilità liquide sono cresciute da 1.530.305 € a 2.055.504 € (p. 19); alla fine del 2020 ammontavano a 840.710,45€, e solo per il versamento, pochi giorni prima, di 800.000 € da parte del MIUR. Ognuno può farsi un’idea consultando il bilancio 2023[4] e i tre precedenti.[5]
Tralasciando per ora gli stanziamenti pubblici del 2016-17, non rendicontati e quelli da partecipate, fondazioni bancarie, ecc., stando solo alla tabella ex l. 124/2017 sui contributi pubblici dal 2018 al 2023, questi ultimi ammontavano nel 2018 a 2.378.087,56 €,[6] meno della metà dei 5.338.185,46 € del 2023. Nei primi 4 anni la crescita pare accidentata, sicché nel 2019 il tutto scende a 2.069.921,14 €, e nel 2020, con un piccolo ribalzo, il contribuente italiano versa a FSCIRE 2.985.774,43 € e nel 2021 2.807.742,71€ (quindi 10.241.525,81 € nel quadriennio 2018-2021). Ma poi si accelera improvvisamente: nel 2022, il denaro pubblico elargito supera la soglia dei 5 milioni senza transitare per quelle dei 3 e 4: 5.250.759,11 €, quasi al livello del 2023. È stupefacente come per gli ultimi 2 anni la somma di 10.558.944,57 €, sia maggiore ai 10.241.525,84 € dei 4 anni precedenti messi assieme. In totale per i 6 anni 2018-2023 (al netto di errori per il capogiro, abituati a università pubbliche ove manca il denaro per le fotocopiatrici e i corsi sono tenuti da docenti a contratto a 3.000 € lordi annui) dai Rendiconti ex l. 124/17 (non dai bilanci) siamo vicini ai 21 milioni: 20.830.470,38 milioni di euro pubblici.[7]
Se per il biennio 2016-2017 ipotizziamo prudentemente 3,5 milioni (dato che 3 giungono da 2 sole voci: un bando MIUR e il contributo della regione Emilia-Romagna, e ad essi vanno aggiunti il FOE ed entrate minori) e altrettanto prudentemente per il 2024 prevediamo contributi pubblici lievemente inferiori al 2022 e 2023, ossia circa 5 milioni, per il periodo 2016-2024 azzardiamo (arrotondando al ribasso vista l’incertezza sul 2024) 28/29 milioni pubblici: Nel 2025, con il nuovo rendiconto 2024, preciseremo.
Minuzie ad esempio: Una video-mostra
Non che all’interno della FSCIRE non vi fossero contrarietà. Al 2013 risalgono critiche interne indirizzate al presidente del CDA Valerio Onida in merito alla gestione pecuniaria: circola una lettera di un revisore dei conti, il Prof. Carlo D’Adda in cui si consiglia “prudenza”, con toni apparentemente confidenziali ma duri (per correttezza non entriamo nel dettaglio, poiché non abbiamo visto i conti); ed è noto il fatto che una persona non insignificante nel PD locale ruppe, si disse (anche) per questo, e cambiò aria verso la Regione, ma insomma quasi nulla uscì dalle segrete stanze. Tutto risolto, in regola.
La fondazione viveva allora di cifre relativamente basse rispetto al bilancio odierno. Il denaro “vero” inizia ad affluire nel 2014, poi cresce robustamente dal 2016 e di lì fino al balzo del 2022. Le parole magiche sono “Infrastruttura” e “La Pira”, come si vedrà.[12] La FSCIRE sopravviveva sino al 2013 con bilanci tra 1 e 2 milioni. Melloni, segretario (= direttore, = dominus) dalla morte di Alberigo nel 2007, ereditando un istituto ridotto ai minimi termini in fatto di ricercatori per le costanti defezioni (chissà perché? O meglio, lo sappiamo), si arrabattava a cercare sponsor, e non che non li trovasse.
La composizione del CDA aiutava: il compianto presidente Onida, ex presidente della Corte costituzionale (ora è il non meno influente Alessandro Pajno; tra i predecessori Dossetti e Andreatta, il maestro di Romano Prodi); il potente amico Luigi Zanda (che, riferiscono fonti interne, pare aver salvato il patrimonio di famiglia di Melloni da un incauto investimento nel 2008 ed essergli stato testimone di nozze), eletto senatore nel 2003 (poi sino al 2022), unico in Italia con il 100% dei voti; l’ancor più potente Franco Bassanini (ora presidente di Astrid, di cui fanno parte Amato, D’Alema, Prodi e altri pesi massimi), più volte ministro per la Funzione Pubblica, e soprattutto, dal 2008 al 2015, presidente della Cassa depositi e prestiti (CDP: 83% MEF, 16% fondazioni bancarie), che significa in parole povere l’ente che controlla tutte le partecipate statali, quali Eni, SNAM (no: i 100.000 di SNAM sono successivi, prima del 2020 non sappiamo), Saipem, Enel, Terna, Fincantieri e qualche altra decina di società (che, quasi senza eccezioni, finanziano FSCIRE con cifre ignote in quanto non attinenti alla l. 124/2017); Enzo Bianchi (membro a vita del CDA), che, prima della caduta in disgrazia, era influente in Vaticano come in molti ambiti lombardo-veneti; Piergaetano Marchetti, di cui non occorre descrivere la potenza a Milano; Piero Giarda; l’on. Gabriele Albonetti, e tra gli ex Giulio Anselmi.
È chiaro che il contributo di una partecipata è pubblico per la percentuale della società detenuta dall’ente pubblico: la cifra donata è sottratta al dividendo spettante all’azionista privato e pubblico. E le fondazioni bancarie, tenute a destinare i dividendi incassati ad iniziative sociali o culturali, quello che donano a FSCIRE è sottratto ad altre destinazioni.
Coop e affini: Manutencoop; Coop Adriatica; Coopsette; Coopservice (con relativi problemi finanziari). Vari: Comer Industries, G.D., Goppion, Metis, Fond. Mantegazza, IIFCA, Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola, Gratta e vinci (no: Zanda fu presidente di Lottomatica, mentre Gratta e vinci appartiene all’agenzia delle Dogane; occorre guardare altrove; certo non intendevano espiare il vizio del gioco). Chi abbiamo trascurato ci perdoni per la mancata pubblicità (non appaiono più Piquadro, Piaggio, Artoni, ecc.). Armi con Finmeccanica, giochi con Gratta e Vinci: pecunia non olet.
Le due domande basilari: Perché? Soldi ben spesi?
La questione della sede in comodato e del suo restauro miliardario risale all’epoca della lira: quella della foresteria a dopo, ma lasciamo quindi perdere. Il fatto che dei pubblici dipendenti lavorino in FSCIRE è un problema delle rispettive università e direttori amministrativi: evidentemente sono contenti così. Dei privati e delle partecipate s’è già detto. Circoscriviamo la questione alle decine di milioni di euro pubblici erogati. E solo dal 2014.
2014.
Uno scoop incompleto e una parola magica: “infrastruttura”
In quell’anno appare un malizioso scoop di Dagospia.[14] D’Agostino è stato iniziato alla politica da Francesco Cossiga, di cui Zanda fu collaboratore; e per qualche motivo non perde occasione di punzecchiare l’ex senatore (il quale si dimise poi dal CDA FSCIRE con una lettera, mai resa pubblica ma a nostra conoscenza, in cui lamentava gli attacchi dei mezzi di comunicazione). Titolo/sintesi:
«1. CHE GRAN CUORE CHE HA LUIGI ZANDA, TIGNOSO CAPOGRUPPO DEL PD A PALAZZO MADAMA 2. TRA I NUMEROSI INCARICHI CHE RICOPRE, C’E’ ANCHE QUELLO DI CONSIGLIERE DI AMMINISTRAZIONE DELLA “FONDAZIONE PER LE SCIENZE RELIGIOSE GIOVANNI XXIII” DI BOLOGNA 3. E MERCOLEDÌ SCORSO, L’EX MARGHERITA E EX PORTAVOCE DI COSSIGA, HA PORTATO A CASA L'OK DEL SENATO PER FINANZIARE CON 426 MILA EURO PROPRIO LA FONDAZIONE DI CUI E’ CONSIGLIERE, ALLA FACCIA DI QUALUNQUE SOFFRITTO DI INTERESSI (TANTO PAGHIAMO NOI) 4. OVVIAMENTE IL MERITO NON E’ SOLO DI ZANDA. NEL CDA DELLA GIOVANNI XXIII C’È MOLTA GENTE DI PESO. PRESIDENTE È L’EX GIUDICE COSTITUZIONALE VALERIO ONIDA, E TRA I MEMBRI CI SONO UN EX MINISTRO DEL GOVERNO MONTI, PIERO GIARDA, E IL PRESIDENTE DELLA CDP, FRANCO BASSANINI, LA CUI MOGLIE, LINDA LANZILLOTTA, E’ VICEPRESIDENTE DEL SENATO 5. IN COMMISSIONE CULTURA, L’UNICO AD OPPORSI A QUESTO “CADEAU” E’ STATO IL GRILLINO...»
Seguiva il “Dagoreport” (del direttore): «Luigi Zanda, […] il più cupo e cipiglioso capogruppo che il Pd abbia mai acclamato al Senato; ma alzi la mano chi lo sapeva membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, via San Vitale 114, Bologna. In sigla, Fscire. E che è ‘sta roba? «Un’istituzione di ricerca, che pubblica, forma, serve, organizza, accoglie e comunica la ricerca nell’ambito delle scienze religiose». Roba forte. Ma ancora più forte è l’obiettivo: «Dotare il sistema della ricerca italiana di una infrastruttura di eccellenza nell’ambito della ricerca storico-religiosa europea e internazionale». Se ne sentiva proprio la mancanza. [n.d.r.: si tenga a mente la parola “infrastruttura”, che la fonte di Dago non ha notato] Chi la paga, cotanta infrastruttura? Tranquilli: noi. I contribuenti italiani. La fondazione di cui è membro Luigi Zanda – capogruppo Pd al Senato, ricordiamolo, di rito renziano ed ex Margherita – mercoledì ha portato a casa il via libera del Senato per un finanziamento di 426.245 €. Con buona pace di chi già grida all’«evidente conflitto d’interessi», come la senatrice leghista Silvana Comaroli, che […] chiede, in un’interrogazione, se non sia più opportuno destinare quei 426 mila € a iniziative meglio orientate «al progresso economico-culturale del paese». Mah. Il ministro dell’istruzione-università-ricerca, Stefania Giannini […] ha senz’altro una visione meno bacchettona sulla faccenda; e infatti nel riparto 2014 del “fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca”, presentato alle Camere il 30 settembre per il parere di rito, non è stata troppo a cavillare sui conflitti e sugli interessi. Idem i membri Pd di quella commissione Cultura […] a cui spettava, in Senato, dare il parere sul riparto. Anche l’unica componente di Scelta Civica, la vice-presidente del Senato Linda Lanzillotta, non ha detto beh. […]. Tra i 3,5 milioni per l’impianto di Grenoble che produce luce al sincrotrone e gli 844 mila € al progetto HSFP sulla ricerca di base […] ecco spuntare i 426 mila eurini alla fondazione Fscire, ignota ai più ma guidata da Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo all’università di Modena-Reggio Emilia e legatissimo a Zanda. Bingo. Merito non solo del capogruppo Pd, ovviamente. Nel cda della Giovanni XXIII c’è infatti parecchia gente di peso […] Franco Bassanini. Ma… ma… ma sua moglie non è proprio Linda Lanzillotta, la vicepresidente del Senato? Quella che in commissione Cultura ha sostituito Stefania Giannini quando quella è diventata ministro, e in commissione non la si vede mai, ma stranamente mercoledì era lì a votare il via libera ai finanziamenti? Certo che è lei […]. Tutto è bene, insomma, quello che finisce bene. Chissà se Franco Bassanini, prima di spegnere la luce andando a letto, ha almeno ringraziato la moglie per il simpatico cadeaux alla sua fondazione preferita [n.d.r.: era ed è membro del CDA Fscire]. E se Zanda Luigi, membro della Fscire, si è congratulato con il senatore Luigi Zanda per il brillante risultato a palazzo Madama».
Lanzillotta è moglie di Bassanini, membro del CDA FSCIRE, ma Dago tira in ballo anche Zanda, membro, allora, del CDA FSCIRE. Comunque la notizia era fondata. Nello “Schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l'anno 2014 (114)”, Atti parlamentari, XVII, Camera dei deputati, n. 114 (pure il numero civico della FSCIRE), tabella 5, p. 2 di 3 (p. 21 del pdf), tra i fondi del FOE assegnati al Consiglio Nazionale delle Ricerche, CNR ecco i 426.245 € per “Infrastruttura di Ricerca per le Scienze Religiose” (la dotazione per il 2013 era zero): «Fscire Fondazione per le scienze religiose “Giovanni XXIII”, trattasi di un consorzio la cui finalità è quella di dotare il sistema della ricerca italiana di una infrastruttura di eccellenza nell’ambito della ricerca storico-religiosa europea e internazionale denominata ReS “Religious Sciences” basata sulle dotazioni scientifiche e sulla rete di rapporti internazionali di Fscire. Tale infrastruttura offrirà uno strumento di innovazione scientifica e di conoscenza dell’incidenza del dato religioso nella società contemporanea ed è la base per la costruzione di un ERIC entro il 2018». Quindi FSCIRE si occupa solo della storia religiosa contemporanea? De Marco lo spiegava. E il “Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l’anno 2014” (FOE) assegnerà i 426.245,00€ alla FSCIRE ai fini (tra altri) di costituire un’infrastruttura di ricerca [n.d.r.: ex art. 2, punto 83, regolamento (UE) n. 651/214 della Commissione], che poi costruisca un ERIC, ovvero un European Research Infrastructure Consortium[15], più o meno un’aggregazione di infrastrutture nazionali. Questo è il primo riferimento pubblicato su tale Infrastruttura, il battesimo. Quanto al CNR, abbiamo reperito solo il testo di un accordo triennale rinnovabile tra esso e la FSCIRE, con la sottoscrizione di Melloni, ma non ancora quella del presidente del CNR Massimo Inguscio né una data: quest’ultima è però successiva all’inserimento di FSCIRE nella tabella del FOE sotto l’ombrello del CNR (2014), in quanto alla bozza è allegata la delega del presidente FSCIRE Valerio Onida a Melloni per stipularlo, datata Bologna 31.05.2017. Melloni è stato dal 18/12/2014 (DM 904 vistato dall’UCB il 12.01.2015 al n. 21) Consigliere delle ministre MIUR Giannini e Fedeli per “Problematiche storiche, politiche e culturali nelle materie di competenza del Ministero Uffici di diretta collaborazione del Ministro”: tuttavia tale data è successiva al finanziamento, per cui, per lo meno riguardo al FOE 2014, non vi è conflitto d’interesse per tale carica. Tralasciamo quelle di “Presidente della Commissione Miur per il pluralismo religioso nella scuola, 2014-“, e di “Presidente della Commissione paritetica del Miur per l’IRC, 2014-“, “Membro del comitato tecnico-scientifico Miur per l’educazione alla parità di genere, la prevenzione della violenza sulle donne e la lotta alle discriminazioni ex L. 1073 comma 16” (attingiamo dal curriculum di Melloni: si faceva prima a trasferire la sede del MIUR nella sede di FSCIRE). Ma non è questo il punto, il punto si chiama “infrastruttura”.
Nel lungo elenco delle infrastrutture di ricerca (IR) figurano entità attive per lo più nell’ambito delle “scienze dure” (fisica, chimica, biologia…) e lo stesso vale per gli ERIC europei. D’altra parte un’infrastruttura deve essere un’infrastruttura, direbbe Lapalisse: ovvero deve possedere qualcosa di più concreto: si pensi al laboratorio di fisica sotto il Gran Sasso, o il CERN di Ginevra. Eccezione è la FSCIRE, che scrive sul suo sito[16]:
«FSCIRE è fondatrice e partner di numerose infrastrutture di ricerca che operano a livello internazionale sul tema degli studi religiosi. Ideatrice e leader di RESILIENCE e ReIReS, l’attività nelle infrastrutture di ricerca mira a creare o implementare reti di studiosi in grado di condividere metodi e strumenti della ricerca in un comune sforzo di avanzamento nella conoscenza del settore. Istituti di ricerca, università, consorzi e istituzioni pubbliche e privare (sic! Ci vorrebbe un’infrastruttura ortografica, altrimenti detta scuola elementare) cooperano per attrarre saperi e risorse, attraverso la compartecipazione a iniziative comuni e progetti internazionali. Dal libro alle più avanzate forme di elaborazione dei contenuti culturali che prevedono l’utilizzo di nuove tecnologie quali Big data e Intelligenza artificiale, i patrimoni materiali e immateriali nella loro costante evoluzione collocano le infrastrutture all’avanguardia sulla frontiera ricerca internazionale».
Bello, ma cosa significa? Tecnicamente questo genere di scrittura ha un nome che omettiamo, ma in sostanza si ammette che FSCIRE con IR e ERIC c’entra come i cavoli a merenda. Infatti la questione è strana. Quale infrastruttura offrirebbe l’IR FSCIRE? La sua biblioteca materiale e immateriale ecc. In base a ciò in Italia dovrebbero esserci decine di IR umanistiche: invece ce n’è una sola, e questo dal 2014 porta a FSCIRE parecchio denaro. Un giornalista reggiano (concittadino di Melloni), Andrea Zambrano, il 10 gennaio 2016 si interroga sul problema e ne chiede all’APRE:
«L’APRE è l’agenzia per la promozione della ricerca
europea che va a caccia di bandi e finanziamenti europei. Lavora in stretto
contatto col Miur e ne fanno parte circa 100 soci tra enti di ricerca pubblici
e privati, università, ospedali e fondazioni scientifiche. In Apre si lavora
molto al progetto Horizon2020, un programma quadro europeo per la ricerca e
l’innovazione e che l’Ue finanzierà con 80 bilioni di euro, una cifra
fantasmagorica, della quale qualche briciola dovrebbe arriva anche qui. Ma APRE non contempla nel suo elenco le
infrastrutture di ricerca di scienze religiose: «I nostri ambiti di intervento
sono altri. Non conosciamo questa tipologia di infrastrutture» spiega
alla Bussola Daniela Mercurio,
che per Apre segue il progetto Horizon 2020, rivolto alla ricerca scientifica
in ambito tecnologico, ma non umanistico».[17]
«Le Infrastrutture di Ricerca sono iniziative che fanno riferimento alle politiche europee della ricerca e hanno dimensione diversa, nazionale o europea come il progetto Horizon 2020». Ma si basano «sul principio della funzione e non del riconoscimento statuale: l’attività infrastrutturale è ad esempio riconosciuta dal Pnr a tutti i cluster tant'è che al bando [un bando del 2016, n.d.r.] hanno partecipato molte istituzioni accademiche che si sentono vocate e attive in questa funzione di promozione del networking attraverso programmi e azioni». «Un mandato alla funzione infrastrutturale di Fscire è nelle attività e viene giudicato nella tabella Miur di funzionamento degli istituti scientifici e organi esterni». «La funzione di Fscire deriva dalle cose fatte e che i Decreti ministeriali riconoscono come: la scuola, i servizi della biblioteca e della ricerca e le relazioni scientifiche internazionali come la Blue label Eu».
Il giornalista era perplesso:
«Insomma: prima dice che il riconoscimento non è statuale, è solo una vocazione, poi lo inserisce in un mandato del Miur. Quale dei due? […] Secondo Melloni non serve un riconoscimento istituzionale che decreti chi e che cosa può essere un’Infrastruttura di Ricerca. […] Sembra di capire che il riconoscimento di IR […] non avviene attraverso una delibera o una determina ministeriale, ma è una vocazione che viene, diciamo così, riconosciuta dal Ministero. Senza un pezzo di carta che attesti il conseguimento? Una vocazione che è come un terno al Lotto, basta che il Ministero sia d’accordo […]. In realtà nella tabella con cui la Fondazione nel 2014 riceveva i 425 [426, n.d.r.] mila euro inseriti nel riparto fondo ordinario enti di ricerca, il Ministero sembrava avere ben chiaro che la Fondazione di via San Vitale era l’unica Infrastruttura di Ricerca per le scienze religiose beneficiata, tanto che quei soldi dovevano servire alla costituzione di un Eric entro il 2018, una sorta di rete nazionale di Infrastrutture simili. […] Dalla sicurezza con cui il Ministero parla della Fondazione come Infrastruttura di Ricerca delle Scienze Religiose però, sembra che sia una cosa di diritto, oltre che di fatto, non proprio una vocazione. Di conseguenza dovrà essere stata regolata da un pezzetto di carta, con una firma del ministro o di un suo dirigente che lo attestasse. Ovviamente non si può sapere perché il Ministero su questo versante è stato reticente alle nostre richieste».
In effetti non è noto un atto formale di riconoscimento come IR, ma solo l’inserimento nella tabella del FOE 2014 con i relativi 426.245 € (se esiste un fascicolo interno al MIUR, ad ora non è trapelato, ma non è impossibile accertarlo).
La domanda fondamentale, che poniamo, tecnica, non politica, a cui (quasi) nessuno sa rispondere è: come è riuscita FSCIRE a farsi riconoscere dal MIUR come IR o con atto formale o direttamente facendosi inserire come IR nel FOE? Come detto, è accertabile, ma per ora constatiamo solo che evidentemente qualche dirigente del MIUR (ora MUR) si è associato [alla richiesta]. Poi qualcun’altra avrà portato avanti la pratica. Il contribuente non sarebbe forse d’accordo con gli interessi religiosi dei dirigenti MIUR. Ma a ognuno il suo: il contribuente contribuisce, il dirigente dirige e l’IR incassa.
Tuttavia Melloni non si è dato troppo da fare, con tanto di articolo su Dagospia, per i 426.245 € del FOE (annui ma poi decrescenti; e poi poco di più con l’IR europea). Certo no: nel 2015 arriva il colpo di genio. Il testo della legge di stabilità per il 2016 approvato dal senato è corretto in commissione alla camera (DDL 3444), su proposta di tre deputati, con due articoli piuttosto mirati: 115 bis e 115 ter:
«115-bis. Per tutelare
la funzione e le infrastrutture di
ricerca delle scienze religiose, per dare continuità alla formazione di
studiosi e strumenti di studio dell’ebraismo, per […] l’Africa e l’Oriente
attraverso il sostegno diretto ad istituzioni di riconosciuta competenza e adatte a promuovere la sicurezza del Paese
[?] attraverso la formazione e l’impegno di studiose e studiosi in un
sistema di relazioni scientifiche internazionali, è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dal
2016, da iscrivere in apposito fondo istituito nello stato di previsione del
Ministero del l’istruzione, dell’università e della ricerca.
115-ter. Per il sostegno e l’attuazione degli
interventi di cui al comma 115-bis il Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca stipula appositi accordi di programma con amministrazioni pubbliche, enti pubblici,
istituzioni scientifiche, infrastrutture [!]
e organismi di ricerca come
definiti dall’articolo 2, punto 83, del regolamento (UE) n. 651/2014 della
Commissione, del 17 giugno 2014». [n.d.r.: dunque
nel 2014 non si perse tempo: 17 giugno regolamento UE e 30 settembre FSCIRE nel
FOE come IR!]
“Infrastrutture di ricerca delle scienze religiose”: perché si usa il plurale se ne esiste una? E“adatte a promuovere la sicurezza del Paese”. La sicurezza del Paese? Ecco perché tra i donors di FSCIRE compare l’ex FINMECCANICA!
I due articoli confluiranno alla lettera in finanziaria (l. 208 del 28.12.2015), come art. 1 cc. 213-214),[19] ma è importante il passaggio in cui compaiono: questa volta alla Camera, su richiesta del MIUR a tre deputati di Reggio Emilia (la città ove vive e insegna Melloni) e dintorni. Insomma, prima che in parlamento, la milionata è ottenuta da FSCIRE al MIUR, che davvero vuole bene alla Fondazione. Questo è stato spiegato apertamente da uno degli estensori dell’emendamento, Maino Marchi; gli altri due sono Vanna Iori ed Emanuele Fiano. Se ne era accorto Sandro Magister ancora prima dell’assegnazione del fondo, anche perché alla data dell’approvazione Melloni era già Consigliere della ministra, e il consumato vaticanista sospettò subito dove sarebbe confluito il milione. Il 24.12.2015 la notizia fu ripresa dal suddetto Zambrano, alla cui domanda «la Fondazione Giovanni XXIII di Melloni può ambire ad avere parte di quel contributo?», l’on. Marchi rispose: «Certo. La Fondazione di Bologna è quella che sicuramente ha le carte più in regola per avviare progetti in questo senso. Anzi, mi sembra che sia tra le più titolate, ma, ripeto, sarà il Miur a stabilire tutto questo».[20]Zambrano scriveva troppo modestamente di 3 milioni: in realtà si trattava, in Finanziaria, di 3 milioni annui. Infrastrutture religiose, ebraismo, orientalistica sono 3, quindi un milione annuo cadauna (che tutti tre abbiano la stessa cifra non è scritto, ma sarà così). Ma dato che di IR per le scienze religiose ne esisteva una sola, non è strano che qualcuno pensasse a una legge ad FSCIREM. Nel 2014/15 il segretario-direttore della FSCIRE era in grado di farsi approvare, al MIUR, al Senato e alla Camera, provvedimenti ad hoc (e il milione continua ad arrivare: cessato al quinto anno, 2020, e rinnovato, nel 2024 sono 9 milioni). Vediamo come.
La finanziaria 2016 non nominava FSCIRE (come rilevava l’on. Marchi), per cui occorreva attuare i commi 213-14 mediante un bando. Il 1° giugno 2016, Prot. 1115, a firma Marco Mancini, capo dipartimento, era pubblicato dal MIUR, Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca, il bando che individuava tre ambiti di intervento attraverso cui erogare il contributo: scienze religiose, ebraismo e cultura africana. La FSCIRE partecipava per il primo. Il 3 agosto 2016 con la nota prot. n. 990, Mancini, chiedeva al Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca di designare e proporre una rosa di 6 candidati per la Commissione giudicatrice. Il 25 agosto il CNGR proponeva sei membri, 2 per ciascun settore (ma uno solo supplente). Per le scienze religiose membro effettivo era prof. Vincenzo Pacillo (Università di Modena-Reggio Emilia), e supplente il prof. Fabio Donato (Università di Ferrara). I funzionari del MIUR lavorano anche in agosto.
Quattro singolarità: il prof. Pacillo apparteneva alla medesima università ove Melloni insegnava come Ordinario; era allora un semplice Associato; dal 2015 era membro della “Commissione sul pluralismo, la libertà e lo studio delle scienze religiose a scuola” (istituita presso il MIUR con nota prot. 0000321 del 23 aprile 2015) di cui Melloni risultava Presidente, stando al suo curriculum (che tuttavia indica come inizio il 2014: imprecisione?); e insegnava Diritto ecclesiastico e canonico (SSD IUS/11), non Storia del Cristianesimo (il CNGR era istituito con l’art. 21 della Legge 240/2010 con il compito di “promuovere la qualità della ricerca e assicurare il buon funzionamento delle procedure di valutazione tra pari”). Pacillo con il doc. prot. 1256 del 06.10.2016 (di cui siamo in possesso, come di tutti i documenti citati), dichiarava, ai fini del bando, “l’insussistenza di situazioni anche potenziali di conflitto d’interesse”. Intanto il 2 settembre (Prot. 1706) il Capo Dipartimento Mancini decretava la composizione della commissione: Pacillo, Jacopo (Yaakov) Mascetti (competente per l’ebraismo) e Massimiliano Marazzi (terzo ambito). FSCIRE risultava prima in graduatoria per il primo ambito (Prot. 2103, 10 ottobre 2016), superando enti non di secondo piano: la Fondazione Kessler di Trento (che conta, oltre all’Istituto di scienze religiose, il prestigioso Istituto Storico Italo Germanico, di fatto creazione di Paolo Prodi, fuoriuscito in polemica dall’Istituto bolognese), l’Università di Napoli Federico II, l’Università di Bologna (che evidentemente non dispone di biblioteca, esperienza di ricerca ecc. superiori alla FSCIRE), l’Università di Padova.
Il giornalista insisteva con un milione di euro, ma erano 5. Sebbene in Finanziaria si accennasse genericamente a 3 milioni (diviso 3) annui, l’art. 3 c. 2 del bando prevedeva che «le proposte di accordi dovranno riguardare attività da realizzare in un arco temporale massimo di 5 anni consecutivi prorogabili per ulteriori 12 mesi», pur con la clausola, secondo cui, mancando i fondi, la cifra annuale poteva essere ridotta (ciò non è avvenuto).
Anche l’allora senatore Carlo Giovanardi non ci vide chiaro e presentò il 2 febbraio 2017 un Atto di Sindacato Ispettivo (n° 2-00444, seduta 754),[21] interpellando la ministra Fedeli riguardo al bando vinto da FSCIRE su: «quali misure il Ministro abbia adottato o intenda adottare per il riconoscimento della fondazione "Giovanni XXIII", vincitrice del bando, quale infrastruttura di ricerca delle scienze religiose; che tipo di verifiche abbia operato in ordine al rischio che un consulente a chiamata diretta del Ministero fosse beneficiario di un bando emesso dallo stesso Ministero; che tipo di verifiche siano state adottate o si intendano adottare per escludere la vicinanza, anche solo di conoscenza o di rapporti accademici, tra il commissario Vincenzo Pacillo e il menzionato consulente». Non vi sarà risposta. Sul primo quesito, pietra angolare dei finanziamenti plurimilionari dal 2014 ad oggi, forse la ministra non avrebbe saputo rispondere tecnicamente; probabilmente le uniche due persone in grado di farlo erano e sono Melloni e il dirigente che ha fatto finire la FSCIRE nel FOE, nella tabella relativa al CNR, con la dicitura IR. Perché istituti umanistici come il glorioso Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, promosso da Benedetto Croce, l’altrettanto glorioso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la Biblioteca Ambrosiana di Milano e le molte romane, l’Istituto storico italo-germanico di Trento, un’infinità di fondazioni di ricerca non hanno avuto il medesimo riconoscimento infrastrutturale, nonché le decine di milioni conseguenti?
Dopo che dal 2016 il MIUR iniziò a destinare il milione annuo a FSCIRE (oltre al solito), in questa corsa a dotare la Fondazione non poteva mancare la Regione Emilia Romagna, in aggiunta a regolari sovvenzioni alle biblioteche locali, e quindi anche alla Biblioteca “Dossetti” della FSCIRE (35.000€ nel 2018 come nel 2023). Assessore alle politiche europee per lo sviluppo, scuola, formazione, ricerca era allora Patrizio Bianchi, che sarà poi ministro dell’Istruzione: il futuro ministro, approvando un emendamento al bilancio con relatore Giuseppe Boschini, stanziava mezzo milione annuo per il triennio 2017-19 in favore di FSCIRE, impegnandosi a provvedere pure nel 2020-21. L'impegno sarà poi prorogato per il triennio 2021-23 con l’art. 5 della L.R. 12/2020.[23] Come abbiamo verificato, nel 2023 l'impegno è stato prolungato per il triennio 2024-26, con 400.000 € annui (in totale 4,2 milioni regionali per l'Infrastruttura, di cui verosimilmente 1,2 milioni ancora da incassare).[24]
Ma qualcuno, alla prima proposta del 2017, insorse. Non fa testo Silvia Piccinini, dei 5 stelle, che non fu profetica: in commissione pronosticò che con l’impegno al 2021 da 1,5 milioni si sarebbe arrivati (solo) a 2,5. L’ingenua affermò pure che non era nemmeno chiaro a cosa sarebbe stato destinato il denaro, propose di dirottarlo sul Conservatorio, fece qualche obiezione sul bilancio FSCIRE e richiamò il conflitto d’interesse poiché Melloni e la FSCIRE facevano parte della medesima area politica erogante: i cui esponenti invero difesero a spada tratta la rilevanza della Fondazione. A fare rumore fu piuttosto Silvia Prodi, non omonima, ma proprio nipote di Romano (allora passata con Bersani), che si oppose facendo presente che tutte le 12 istituzioni di ricerche storiche accreditate con la Regione messe insieme incassavano quanto FSCIRE da sola.[25] La notizia comparve anche sul Corriere (ed. Bologna) e sul Resto del Carlino.
Sul secondo fu ripresa anche una dura protesta del consigliere comunale PD di Reggio Emilia, Dario De Lucia (dal centro-destra non giunse una parola: evidentemente ignoravano e ignorano l’esistenza della FSCIRE: il sonno dei giusti, per quanto – o proprio per questo? – ora il ministro dell’Università e ricerca sia un’accademica bolognese, la prof.ssa Bernini).[26] De Lucia risalì al 2009, al tempo della presidenza di Vasco Errani, quando la Regione destinò a FSCIRE 150.000 € per la digitalizzazione di testi conciliari sul Concilio Vaticano II (ci torneremo prossimamente, poiché la pagina con la digitalizzazione dei 53 tomi del Mansi – leggibili on line anche su Google books e Gallica[27] – e di testi del Vaticano II è scomparsa dal nuovo sito FSCIRE;[28] ma se è stata eliminata, i soldi pubblici cos’hanno prodotto?). De Lucia affondò più duramente il colpo:
Ingenuo, uno che ci crede, come si vede dal suo sito:[29] infatti è ancora semplice consigliere comunale. De Lucia, scenda dall’albero! Obliando la polemica di Silvia Prodi, la Gazzetta di Reggio, dello stesso gruppo editoriale per cui Melloni scriveva allora, festeggiava la notizia che il professore era divenuto membro dell’Accademia dei Lincei.
La notizia sui 4 miliardi regionali per la ristrutturazione della sede FSCIRE, a parte la cifra (che nemmeno bastò a un restauro integrale), è una non-notizia, in quanto riportata sul sito FSCIRE: «Nel primo anniversario della morte di Dossetti un accordo fra l’Università, […] Regione, Comune di Bologna […] e FSCIRE rappresentata da [Beniamino] Andreatta, fu annunciato alla presenza dell’allora presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi. L’intero immobile venne acquistato [a quanto?] dall’Università e concesso in comodato gratuito cinquantennale a FSCIRE: una legge regionale prima, la Presidenza del Consiglio poi e l’ateneo finanziarono un complesso restauro concluso nel 2003».[30] Lo scrivono loro. Il costo è taciuto.
Parentesi: Una casetta in San Vitale
La ReSILiENCE si fece, sicché arrivarono anche contributi europei: nel 2020 dalla Commissione 308.393,63 € per il “Progetto ReIReS in risposta al bando competitivo H2020 Call INFRAIA-02-2017”, poco nel 2021, nel 2022 520.936,99 € per il Progetto RESILIENCE PPP in risposta al bando competitivo H2020 Call INFRADEV-2022-2026”, oltre ad altri 2 contributi della stessa Commissione per ca. 95.000 €[32]. Ma di questa e dei suoi esiti scientifici tratteremo in una prossima puntata, come pure di un fallito allargamento di FSCIRE in UNIBO nel 2019 e di altri fatti avvenuti nel frattempo.
In vena di espansione, nel 2018 la FSCIRE aprì una “succursale” a Palermo, con il nome di “Biblioteca La Pira” per dotare il Meridione di un centro di studi sull’Islam. Che c’è già: vi sono istituzioni come l’Università Orientale di Napoli di ben altro calibro, tradizioni, mezzi e personale. All’inizio la sede fu collocata in mezzo al nulla, fuori città, in un edificio concesso dall’arcivescovo Corrado Lorefice. Non è da stupirsi, dato che il prelato fece il suo dottorato (riconosciuto dal MIUR) in FSCIRE, sul tema della povertà in Dossetti (originale), essendo allievo a Catania del personaggio più competente della Fondazione, il teologo Giuseppe Ruggieri. Lorefice da semplice parroco fu eletto da papa Francesco arcivescovo di Palermo e primate di Sicilia, in concomitanza con la nomina di Matteo Zuppi, appartenente alla comunità di S. Egidio, ad arcivescovo di Bologna. La doppia nomina non fu casuale, ma ne tratteremo altrove.
Un “Progetto Operativo” su carta intestata FSCIRE non datato ma posteriore al settembre 2020 esagera un po’: la biblioteca La Pira «si propone di essere un luogo ad altissima specializzazione, una delle maggiori biblioteche al mondo sulla storia e le dottrine degli islam […] gemmazione della Biblioteca Dossetti, che per dimensioni e qualità specialistica ha assunto una funzione di rilievo su scala globale per la storia del cristianesimo». Obiettivi: «diventare una delle principali biblioteche al mondo in cui tutte le tradizioni dell’islam vengano rappresentate […]; stabilire a Palermo un hub cruciale di RESILIENCE [… essa] agirà come leva di leadership scientifica del paese su scala europea e internazionale, proponendo un’agenda di priorità nei rapporti con altri paesi condivisa con la diplomazia [??] italiana e con il bouquet dei donatori». Poi però si ammette che «il gruppo di ricerca è costituito da dottorandi, junior fellow e senior fellow e da 2 bibliotecarie» (pochino), e che «l’arcidiocesi di Palermo ha messo a disposizione il complesso di Santa Silvia (presso Boccadifalco) dove i primi 174.000 volumi digitali e in carta trovano già posto». Con 174.000 volumi digitali e (pochi) in carta e 2 bibliotecarie (secondo il bilancio 2023 i dipendenti a Palermo sono ascesi a 3 impiegati e 1 operaio) si vorrebbe costituire «una delle maggiori biblioteche al mondo sulla storia e le dottrine degli islam»? Ora la situazione della sede è migliorata: «da dicembre 2023 si è trasferita in centro […] in un edificio storico [concesso da chi?] che per l’occasione ha conosciuto un importante lavoro di restauro» [a spese di chi?]. Tuttavia scopriamo nel loro sito che i volumi cartacei sono solo 21.000 (una bibliotechina di paese) mentre 900.000 sono digitalizzati[33] (ma per questi ultimi serve una biblioteca?).
I milioni arrivano comunque. Cronologia: la biblioteca è attiva dall’autunno 2018. La legge n. 160 del 27.12.2019 (Finanziaria 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022), art. 1, commi 273-274, prevede (qualcuno l’avrà inserito…) «Allo scopo di potenziare […] le infrastrutture europee delle scienze umane e sociali, insediando nel Mezzogiorno uno spazio dedicato per le infrastrutture di ricerca del settore delle scienze religiose riconosciute ad alto potenziale strategico dal Forum strategico europeo per le infrastrutture di ricerca (ESFRI), nonché di incrementare, attraverso l'analisi e lo studio della lingua ebraica [non era sull’islam? Qualche parlamentare avrà confuso islam ed ebraismo? sottigliezze], la ricerca digitale multilingue per favorire la coesione sociale e la cooperazione strategica nell'ambito del dialogo interculturale [cosa significa in italiano?], è autorizzata la spesa di 1 milione di euro annui a decorrere dall'anno 2020 […]. Per l'attuazione degli interventi di cui al comma 273, il MIUR stipula […] protocolli con infrastrutture specialistiche e organismi di ricerca come definiti dall'articolo 2, punto 83, del regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, da esso vigilati, già operanti sul territorio italiano, nel settore delle scienze religiose, e con i quali siano già in essere, alla data di entrata in vigore della presente legge, accordi di programma». Quante saranno le IR già operanti in Italia nel campo delle scienze religiose con le quali siano già in essere accordi di programma con il MIUR/MUR?
L’11.06.2020 FSCIRE presenta un progetto quinquennale a proposito. Quindi, «visti gli accordi di programma in essere del MUR alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2020, e, considerato che Fscire ha sottoscritto un accordo di programma con il MIUR in data 21.12.2016, ancora in essere, e che rappresenta un’infrastruttura di ricerca del settore delle scienze religiose ad alto potenziale strategico, oltre a rispondere ai requisiti previsti dall’articolo 1, commi 273 e 274» viene approvato il “Protocollo per il progetto dal titolo “Resilience – Religious Studies Infrastructure: LIbrary&Experts Network researCh from Europe: la biblioteca La Pira di Palermo” (a firma Vincenzo Di Felice). Chiaramente per 5 anni decorrenti dal 2020 (art. 3), per i quali il MUR erogherà 500.000 € annui. Non 1 milione, per il primo anno. name="_ftnref34"[34]
Già nel 2021 (rendiconto FSCIRE 2021) i 500.000 € raddoppiano a 1.000.000,00 (21/12/21), come da Finanziaria.[35] Nel 2022 il contributo MUR per la Biblioteca palermitana ascende ancora a 1.500.000,00 €, come da Rendiconto FCIRE 2022.[36] Infatti la Finanziaria 2020 (1 milione) è integrata dalla Finanziaria 2021 (legge 178 del 30/12/2020, art. 1, comma 543). Ma l’ascesa prosegue: nel 2023 arrivano 3 milioni: 2 per la stessa normativa (legge 27 dicembre 2019, n. 160, commi 273 e 274 e successiva integrazione, legge 178 del 30/12/2020, art. 1, comma 543), e 1 milione in base a un’ulteriore integrazione nella finanziaria 2022 (l. 234/2021 art. 1 c. 761), sembra con un Emendamento di Zanda (non più nel CDA) per il 2022-24. Ma chi scrive la Finanziaria? Melloni? Riportiamo dal rendiconto FSCIRE 2023:(1) «MUR (1.500.000,00 € - 28/12/23) contributo anno 2023 per l’attività infrastrutturale anticipo IV annualità nel mezzogiorno - Biblioteca e centro di ricerca La Pira (Palermo), protocollo MUR-FSCIRE (legge 27 dicembre 2019, n. 160, commi 273 e 274) e successiva integrazione (legge 178 del 30/12/2020, art. 1, comma 543)».
(2) «MUR (500.000,00 € - 28/12/23) contributo anno 2023 per l’attività infrastrutturale anticipo IV annualità, ecc…» [identico al punto (1): 2 milioni erogati in base alla medesima normativa e alla medesima data divisi in due tranches, tecnicismi]».
(3) «MUR (500.000,00 - 28/04/2023) I acconto contributo L. 234/2021 art. 1 c. 761 - allo scopo di promuovere lo sviluppo di infrastrutture europee di ricerca della roadmapEsfri nel Mezzogiorno e di assicurare l'insediamento dell'hub dell'infrastruttura europea di ricerca «Resilience» a Palermo anno 2023».
(4) «MUR (500.000,00 - 20/12/2023) II acconto contributo L. 234/2021 art. 1 c. 761 - allo scopo di promuovere lo sviluppo di infrastrutture europee di ricerca della roadmapEsfri nel Mezzogiorno e di assicurare l'insediamento dell'hub dell'infrastruttura europea di ricerca «Resilience» a Palermo - anno 2023».
Ma che ne è del milione erogato annualmente nel quinquennio 2016-2020, che intanto, mentre iniziava il finanziamento palermitano, è scaduto? Ancora sulla base della vecchia Finanziaria 2016 (l. 208/2015, art. 1, c. 213) il 30 ottobre 2020 è pubblicato il Bando DD 1717, vinto da FSCIRE con il Progetto dell’infrastruttura “RESILIENCE + REligious Studies Infrastructure: Library&Experts Network researCh from Europe PLUS”. Il contributo è ancora di 1 milione annuo, che rileviamo essere effettivamente versato negli anni 2021, 2022 e 2023, per un totale di 3 milioni (le entrate annue non sempre corrispondono all’intera cifra, essendo il milione era versato con anticipi e saldi, sicché nel 2021 troviamo ancora un saldo di 200.000 € relativo però all’ultima tranche del 2020). Ma il risultato è chiaro: nel 2023 entrano 3 milioni del MUR per Palermo e 1 per 1’infrastruttura “tradizionale”, per un totale di 4 milioni relativo a queste due sole voci: il rimanente milione pubblico è costituito da varie voci, 200.000 € dal CNR per il FOE 2022 (erogati nell’anno successivo), 476.450,65 € dal Ministero per i Beni Culturali per la tabella triennale L. 534 – anno 2023, ecc. Almeno per prorogare il “vecchio” milione annuo del 2016, nel 2020 vi è stato un bando competitivo.
Poteva mancare, nella proroga, la Regione Emilia Romagna? Il vecchio art. 21 della L.R. 19/2017, che concedeva a FSCIRE, per le attività della Infrastruttura di ricerca per le scienze religiose sul territorio regionale, 500.000 € annui per un triennio è stato rinnovato dall’art. 5 della L.R. 12/2020 per la stessa cifra: nel 2021 il mezzo milione nel rendiconto non compare, perché stanziato ma non ancora versato (figura nel bilancio 2021, p. 18 tra i “crediti per contributi stanziati a favore della Fondazione […] ma ancora da incassare”, e non è riportato a p. 31 nell’”Informativa di cui alla legge 4.8.2017, n. 124, art. 1, co. 125-129”, che è il nostro rendiconto; poi si hanno 492.469,84 € nel 2022 e 500.000,00 € nel 2023.
Le limature “tecniche” sono state compensate da altri contributi regionali (come in precedenza: 442.629,46 € nel 2018, unico anno un po’ sotto il mezzo milione anche calcolando i 35.000 € ricorrenti per la biblioteca; 499.242,02 nel 2019; 496.719,05€ nel 2020): nel 2021 (l’anno del “buco”) 61.897,00 € per il progetto REPHILE, 35.000,00 € per il Piano 2020 in materia di Biblioteche Archivi e Musei e 6.000,00 € per la L.R. 3/2016 per il bando “Memoria del Novecento” con il progetto “Due voci dal Novecento: Giuseppe Dossetti e Giacomo Lercaro”, in tutto oltre 100.000 €). Nel 2022 al mezzo milione si aggiungono 46.817,55 € per il suddetto progetto REPHILE e i consueti 35.000,00 € (oltre 80.000 €); nel 2023 15.079,45 € per il progetto REPHILE (saldo anno 2022) e i soliti 35.000,00 € (oltre 50.000 €). Né va dimenticato che il milione e passa per ristrutturare la foresteria è stato versato all’università da enti locali (ma non rientra nel bilancio FSCIRE, che materialmente non ha visto quel denaro).
Ora la seconda domanda: Cosa hanno prodotto questi 20,8 milioni nel periodo 2018-2023? (per correttezza, non disponendo di rendiconti formali, trascuriamo i ca. 28 milioni che si hanno comprendendo il 2016-17 e il 2024). Sulla qualità della ricerca torneremo. Limitiamoci a oggettive constatazioni quantitative.
Il personale di ricerca: è numeroso, ma è assai difficile individuare studiosi maturi che lavorino a tempo pieno in FSCIRE. Praticamente tutti, a partire da Melloni (che peraltro è più spesso a Roma), lavorano in università situate in altri centri (con l’unica eccezione di un associato all’università di Bologna): siano essi professori, ricercatori a tempo determinato, assegnisti o dottorandi. Residenti a tempo pieno in FSCIRE sono non strutturati, soprattutto dottorandi (19: grazie ad essi si arriva a 42 – numero che la struttura non può ospitare: è infatti compresa Palermo) privi di un’autonomia nella ricerca e senza professori di riferimento che siano lì a tempo pieno. Tra l’altro la pagina sul personale di ricerca è un misto di italiano, nella premessa, ed inglese nella qualifica delle persone (come tutto il sito, con un effetto minestrone, da Totò e Peppino a Milano: i normali siti hanno una versione tutta in lingua italiana e una inglese, che si cambia cliccando l’icona che interessa): PhD student, Junior fellow, Affiliated researcher, Senior Researcher, Senior fellow (l’unico è Giuseppe Ruggieri: per dire che è anziano e in pensione a Catania?). Melloni si distingue per la qualifica in Italiano “segretario”.
Tra i 19 dottorandi (se la pagina è aggiornata), sette hanno la qualifica “Ph Dstudent – DREST”. Si tratta di un Dottorato Nazionale in Studi Religiosi con sede capofila all’Università di Modena e Reggio, ove insegna Melloni, che l’ha promosso e ne è coordinatore (non come segretario FSCIRE ma come docente UNIMORE). Il tutto grazie a fondi PNRR (nel giugno 2023 – fonte: Formiche.net – Melloni non poteva mancare a un convegno in proposito svoltosi al CNEL, presieduto da Renato Brunetta, con Adolfo Urso, Fitto, ecc.). Si tratta di un’egemonia FSCIRE sul settore: tra l’altro per molti dottorandi (retribuiti dalle rispettive università con i fondi PNRR) è previsto uno stage obbligatorio in FSCIRE, quindi senza costi per la Fondazione (secondo il sito della fondazione ora sono 7 ma stando al bando 2024 dovrebbero essere 13). Secondo Melloni è un’opportunità che lui offre, non come docente UNIMORE ma come segretario FSCIRE, per altri si tratta di manodopera gratis pagata dalle università e si è sollevato il conflitto di interessi (una fonte riferisce che il servizio legale di UNIMORE avrebbe investito della questione varie autorità, la Procura della Repubblica di Modena, la procura regionale corte dei Conti, ANAC, mentre il MUR avrebbe chiesto conto a UNIMORE). Ad oggi non ci è pervenuto alcun esito e non affrontiamo la discussione, si vedrà. Inoltre pare che qualcuno abbia inviato una polpetta avvelenata: un insegnante di religione condannato a lunga detenzione per pedofilia era classificato primo nella selezione preliminare, poi si deve aver capito ed evangelicamente da primo è arrivato ultimo, escluso. Il punto è che sia in ambito ecclesiastico (con la “caduta” di Enzo Bianchi, membro a vita del CDA FSCIRE, loro maestro e longa manus dentro e fuori il Vaticano), sia in ambito accademico, talune posizioni appaiano giganti con i piedi d’argilla come mostrano le recenti elezioni (a scrutinio segreto) nella CUSCC. Ma ne tratteremo prossimamente.
Piuttosto (qui trattiamo solo di vile denaro in rapporto ai risultati) il problema è che i finanziamenti PNNR al DREST sembrano troppi: sicché (incredibili dictu) molti posti di dottorato triennale retribuiti con borsa di 80.000 € complessivi (moltissimo) rimangono non assegnati: al primo bando nel 2022 furono attribuite solo 38 borse (un’altra voce sostiene 35) su 56 offerte; nel 2023, nonostante la riduzione a 41, quelle attribuite furono solo 30. Cosa mai accaduta in Italia, ove i posti di dottorati con borsa sono contesi all’ultimo sangue. O manca l’interesse dei giovani studiosi per il settore delle scienze religiose a trazione melloniana (che in Italia manchino i cervelli è escluso, vista la “fuga dei cervelli verso l’estero), oppure i finanziamenti sono tanto abbondanti da rimanere inutilizzati. Perché allora non dirottarli ove c’è bisogno? Troppo denaro pubblico per esiti non all’altezza.
E all’interno di FSCIRE cosa si è prodotto? Qualche soldo è stato utilizzato per realizzare due affreschi in cortile; due mercedes scure, viste un paio d’anni fa in cortile, utilizzate dal segretario (saranno in leasing?) indicano floridezza economica e scarsa propensione al risparmio (paga il contribuente). Più seriamente: il sito ha una pagina “ricerca” (ove figura una pietra cubica da squadrare, che in massoneria simboleggia i primi due gradi; qui però non appaiono maglietto e scalpello, ma una sega taglia-pietra, che vorrà dire?). Si lavora sull’analfabetismo religioso, mentre nel “classico” (per Bologna) cantiere sui concili nel 2023 è stata discussa una tesi di dottorato sulla riforma liturgica del Vaticano II, su cui però non pare comparsa alcuna pubblicazione. Altri lavorano sulla ricezione del Credo del concilio di Nicea per l’anniversario del 2025, ma anche qui non si notano pubblicazioni nel periodo 2018-23 (o 24). Si guarda all’oriente: una ricerca verte in modo piuttosto vago sulla chiesa Armena, un’altra ancora più vaga sulla Chiesa africana e un’altra sulla traduzione in copto del Corpus canonum (tutte hanno un unico ricercatore – non distinguiamo qui fra dottorandi e post doc). Più classici sono i progetti su Enrico di Susa, sull’educazione dopo il Tridentino, sulla riforma della curia in età contemporanea. Le “biografie del Novecento” sono le solite da anni, alcune da decenni: Dossetti, Lercaro, don Milani, Murray, don Altana, Ivan Illich. Il vero “delfino” di Melloni, Federico Ruozzi, sin dalla laurea si occupa di media e religione (purtroppo il colpo grosso sul tema l’ha fatto una studiosa della Cattolica, che negli archivi dell’intelligence inglese ha reperito i testi di radio Vaticana durante la guerra, che erano perduti), ma nel 2017 (prima dei nostri anni 2018-23, ma fa lo stesso) ha pubblicato i due tomi dei Meridiani Mondadori con gli scritti di don Milani.
A Palermo giovani ricercatori si occupano della ricezione orientale della metafisica avicenniana, del religioso Muḥammad al-Ghazālī (1917-96), e di ‘Abd al-Rahman al-Kawakibi (1855-1902), del dibattito medievale sul tasso d’interesse tra cristianesimo e islam, delle Teologie islamiche delle religioni, di “Ermeneutica coranica e azione politico-sociale nella teologia islamica della liberazione in Sudafrica” (!), mentre il progetto Digital Maktaba è dedicato alla catalogazione di testi in alfabeto non latini. Un po’ poco con 6 milioni di euro (solo quelli pubblici) in 4 anni, oltre alla sede.
Andiamo al concreto: le pubblicazioni scientifiche prodotte dal 2018 al 2023 con i 20,8 milioni pubblici (senza contare quelli del 2024 e quelli semi-pubblici e privati). La collana classica di FSCIRE è “Testi, ricerche e fonti” (già “Testi e ricerche”); dal 2018 sono 12 monografie, ma gli autori di ben 7, più della metà, non lavorano in FSCIRE: sono studiosi che semplicemente hanno pubblicato la monografia nella collana (una di queste monografie, come vedremo prossimamente, fu pure “demolita” dallo stesso Melloni che l’aveva pubblicata). Quelle dei ricercatori FSCIRE sono 5 in 6 anni di cui ben 2 di Melloni (non proprio su temi spettacolari: L’intercomunione inaccaduta fra Roma e Costantinopoli, e Rimozioni. Lercaro 1968, sul fatto che l’arcivescovo, avendo già inviato le dimissioni per età, fu “invitato” a sloggiare per “motivi di salute”, dato che Paolo VI era preoccupato per le derive postconciliari e Lercaro, ridotta in bancarotta la diocesi per edifici come il seminario mai utilizzato, desideroso di riorganizzare la diocesi su basi sinodali e a intento predicare contro i bombardamenti in Vietnam, era divenuto insopportabile. Ovvietà. Tutto il resto è gossip prelatizio. Su Lercaro, vicino a Ortolani, ritenuto ora uno dei mandanti della strage di Bologna, si veda piuttosto il libro meno agiografico di N.S. Onofri, Le due anime del cardinal Lercaro, Bologna, Cappelli, 1987, disponibile in rete: https://www.yumpu.com/it/document/read/15420969/le-due-anime-del-cardinale-lercaro). E gli altri? 3 monografie in 6 anni. Pochine. Dal 2018 vi sono anche 3 libri prodotti “in casa”, ma sono raccolte di testi. Fortunatamente i ricercatori FSCIRE con i 20,8 milioni del 2018-23 hanno pubblicato 13 libri con altri editori (alcuni sono però solo curatele di miscellanee):[37] si privilegiano i soliti temi e personaggi novecenteschi (don Milani con ben 2 libri, Lercaro, Giovanni XXIII, Taizé). Il titolo più curioso (per un profano assurdo) è: Pane celeste, pane terreno. Conoscenza dei Padri tra movimento liturgico e governo della Chiesa in Giacomo Lercaro di Davide Dainese (Edizioni di Storia e Letteratura, 2021). Vale la pena di leggere la presentazione (dalla pagina FSCIRE) di questa opera irrinunciabile:
«[L’autore] ha cercato di approfondire un'intuizione
che fu dapprima di Giuseppe Dossetti, risalente al 1986. Dossetti, a dieci anni
dalla scomparsa di Lercaro, tracciò una ipotesi di lavoro utile a impostare
future ricerche sul Cardinale, proponendo di periodizzare l'operato di Lercaro
in cinque fasi. Ad oggi, rimanevano ancora inindagate almeno alcune ragioni
storiche che avevano spinto Lercaro a pubblicare il Direttorio
Liturgico A Messa, figlioli! nel 1955. Il volume ne ricerca le
motivazioni profonde nella lettura lercariana di alcuni testi patristici e le
accosta e presenta come "fatto religioso", destinato ad avere feconde
conseguenze per la storia della chiesa bolognese e italiana. Nel volume sono
pubblicati in edizione critica anche due discorsi inediti di Lercaro».
I Padri della Chiesa nel Direttorio Liturgico A Messa, figlioli! del 1955. Quanti l’avranno letto? Invero FSCIRE ha curato (non scritto, se non per alcuni saggi o voci) anche alcune “grandi opere”: nel 2021 A History of the Desire for Christian Unity. Ecumenism in the Churches, 19th-21st Century, che, per quanto sui soliti temi “militanti”, pare una cosa seria. I tre tomi con l’edizione (che non siamo in grado di valutare, per motivi linguistici) sui sinodi ortodossi sono del 2017, come anche i due volumi miscellanei – in gran parte non di autori FSCIRE – Lutero. Un cristiano e la sua eredità, 1517-2017, e Benedetto XV. Papa Giacomo Della Chiesa nel mondo dell’«inutile strage». Nel 2018 e nel 2022 Melloni è stato anche tra i curatori delle opere miscellanee I presidenti e la presidenza del Consiglio dei ministri nell’Italia repubblicana. Storia, politica, istituzioni e I Presidenti della Repubblica. Il capo dello Stato e il Quirinale nella storia della democrazia italiana, pubblicazioni che però poco hanno a che fare con FSCIRE. Troppo modestamente il sito (poco aggiornato) non riporta che nei 6 anni di cui abbiamo i rendiconti dei finanziamenti pubblici nella collana delle edizioni dei testi conciliari, oltre ai suddetti tomi sugli ortodossi (del 2017), sono usciti anche i due sulle chiese orientali non ortodosse e nel 2024 (ma allora aggiungiamo anche i milioni del 2024) i due sulle chiese protestanti. Sono lavori iniziati molto prima delle date qui considerate e le edizioni dei singoli testi non sono opera, se non marginalmente, di ricercatori FSCIRE. Ma adottiamo un criterio “generoso”.
FSCIRE dal 1980 pubblica la rivista “Cristianesimo nella storia” che ha continuato a uscire, affiancata dal 2023 dalla gemella palermitana “Palermo Occasional Papers: Islamic History, Doctrines and Sources”. Consultando il sito si apprenderebbe che FSCIRE ne produce un’altra, i “Quaderni di storia religiosa medievale”. In realtà non è esattamente così: si tratta semplicemente di un’acquisizione in blocco, con direttore e collaboratori scientifici, di una storica rivista. Precedentemente essa (senza l’aggiunta “medievale”) era pubblicata da Cierre a Verona, con il contributo della locale università. Poi, intorno al 2018/19, è stata “offerta” (forse per maggiori garanzie finanziarie) alla fondazione (il direttore era ed è membro anche del comitato di direzione di “Cristianesimo nella storia”, ma non pare averne tratto giovamento: in un concorso del 2019 per ordinario in storia del cristianesimo, Melloni, in commissione, pur votando per lui è rimasto in minoranza e il direttore professore associato). Dai commenti dei collaboratori, non pare esservi grande felicità per il passaggio. In ogni caso nessun ricercatore FSCIRE collabora come autore alla rivista e il comitato scientifico di FSCIRE che compare sulla rivista non ha nulla a che fare né con essa, né con il comitato di direzione né con i collaboratori scientifici, salvo un paio di casi individuali. Peraltro il comitato scientifico di FSCIRE conta pressoché nulla: si ritrova una volta all’anno per essere sbalordito dall’elenco quantitativo delle iniziative da parte delsegretario.FSCIRE è attiva a promuovere (o ad aderire) a consorzi (che nel sito sono riuniti sotto il titolo “Infrastrutture”): “RESILIENCE – REligious Studies Infrastructure: tooLs, Innovation, Experts, conNections and Centres in Europe”; “ReIReS – Research Infrastructure on Religious Studies”; “EuARe – European Academy of Religion" (dal 2015/16 su iniziativa FSCIRE).[38] Tuttavia, in concreto (forse è un problema di aggiornamento del sito) non si vedono molte iniziative: EuARe, la più attiva, ha organizzato congressi annuali: a Bologna nel 2017, 2018, 2020 (a distanza), 2022, a Palermo nel 2024, in altri Paesi nel 2021 e 2023. ReIReS (un consorzio di infrastrutture finanziato da Horizon 2020 con circa 3 milioni, di cui circa un decimo a FSCIRE, non si capisce cosa concretamente abbia fatto (se non supportare EuARe e RESILIENCE): nata nel 2018 è cessata nel 2021. RESILIENCE, un altro consorzio, sembra in fase di avvio: si legge di un progetto Early Phase RESILIENCE (H2020 INFRADEV, 2019-2021), mentre dal 2021 è elencata nella Roadmap ESFRI 2021 e ha ricevuto finanziamenti dalla Commissione europea per la sua fase preparatoria (2022-2026: il Progetto RESILIENCE PPP in risposta al bando “H2020 Call INFRADEV-2022-2026” ha portato a FSCIRE nel 2022 circa 615.000 €). Dal 2021 FSCIRE, per conto di RESILIENCE, ha aderito al consorzio SSHOC - Social Sciences & Humanities Open Cloud, un progetto finanziato dal programma quadro dell’UE Horizon 2020: la produzione concreta è poco chiara per noi provinciali, ma certo a FSCIRE non sfugge un bando europeo; un merito è che dispone di qualcuno capace di intercettarli.
Infine, ovviamente, i ricercatori FSCIRE pubblicano libri o articoli su riviste storico-religiose o teologiche, ma non ne abbiamo un quadro completo perché molte biografie non sono aggiornate da anni. Però questa produzione, così come la partecipazione a congressi ecc., avverrebbe ugualmente se essi operassero esclusivamente nelle università in cui insegnano o lavorano e da cui sono retribuiti. A carico esclusivo di FSCIRE vi sono pochi studiosi (alcuni addetti ai bandi europei ecc.).
Quello che sfugge è quale sia il valore aggiunto scientifico di FSCIRE, se si escludono la rivista e l’organizzazione delle “grandi opere”. Il valore aggiunto, stando a Paolo Prodi come a De Marco, non sembra la produzione scientifica in sé (che esiste), quanto la sua ideazione e sviluppo in senso “militante”, poiché la FSCIRE non nasce ieri, ha precisi scopi di politica ecclesiastica, i quali, dopo il Vaticano II sembrano ancor più mirati e circoscritti. Ma se il valore aggiunto di 20,8 milioni pubblici in 6 anni è la militanza nella politica-ecclesiastica, l’uso della ricerca storica per influenzare, con il suo stesso peso, una (particolare) riforma della Chiesa, è da chiedersi: siamo di fronte a un ente di ricerca puramente scientifico? O, addirittura, scientifico? E se la risposta è negativa, per quale ragione il contribuente di uno stato laico lo finanzia con decine di milioni di euro? Solo per mantenere l’egemonia culturale di una parte del mondo cattolico?
Per capire citiamo qualche stralcio da De Marco:
«Sarà importante […] valutare in che misura
l’istituto meriti la qualifica di Gelehrten-Schule [scuola di dotti, n.d.r.], […]
I materiali raccolti […] non avvalorano la qualifica di Gelherten-Schule,
appaiono piuttosto quasi un consuntivo autobiografico. […] Due veri
“dotti” continuarono, negli anni Sessanta, a proteggere nel gruppo bolognese la
capacità di distacco critico dalla bruciante vicenda ecclesiastica e
conciliare: Delio Cantimori e Hubert Jedin. Cantimori morì troppo presto, nel
1966. Jedin […] poté influire sui bolognesi solo fino a quando le loro ricerche
prevalenti non si allontanarono dalla originaria concentrazione sulla Riforma
cattolica e gli studi tridentini. I seminari tenuti nell’istituto da grandi
studiosi formavano al buon metodo, la comunità di ricerca che ho frequentato
fino ai primi anni Settanta offriva ampie possibilità di esercitare
pluralisticamente competenze rigorose.
L’immagine diffusa che conferisce autorità
internazionale all’Istituto […] è oggi legata soprattutto alla sua “Storia del
Concilio Vaticano II” pubblicata in 5 volumi e in più lingue tra il 1995 e il
2001. È l’immagine di una macchina efficiente di iniziative scientifiche mirate
e sistematiche nelle discipline storico-ecclesiastiche: macchina apprezzata e
temuta per la capacità di orientare pro o contro obiettivi pratici di politica ecclesiale. L'istituto ha attribuito
a sé il compito di una maieutica della Chiesa postconciliare. Il suo assunto
ermeneutico di partenza – di estrema
pericolosità in sede scientifica – è che il Concilio deve "subire una
decantazione e perciò una essenzializzazione" creativa. Sta di fatto che
tale lavoro ha alimentato l’identificazione dell’istituto con un fronte
riformatore cattolico. All’individuazione delle tesi “forti” della novità
conciliare ([…] enunciata dal cardinale Giacomo Lercaro di cui Dossetti era
l’esperto di fiducia) è dedicata costantemente l'attività dell'istituto
bolognese. […] All’obiettivo di riformare la Chiesa le diverse generazioni di
giovani studiosi che si sono avvicendati nell’istituto hanno tutte prestato, in
una prima fase, attenzione e passione, trasformatesi
poi in riserva critica, in rigetto.
Ma l’esito più grave della crisi dei primi anni Settanta […] va considerato l’impermeabilità
dell’Istituto per le Scienze Religiose alle linee della […] ricerca di Paolo
Prodi. […] Avrebbero evitato, tra l’altro, il
clima moralistico e omiletico-politico che ha avvolto le attività dell’istituto
negli anni Novanta. […]. Ci si può chiedere che rapporto sensato vi sia tra, da un lato, un lavoro storiografico (e
di edizione di fonti, di lessici, di strumenti) […] e questo visionarismo […]
una scienza applicata e strumentale: la
ricerca termina quando quello che si intendeva accertare è considerato in
qualche modo accertato. […] Il vero contatto con il mondo teologico europeo
è con gli ambienti di eredità “conciliare” critica, ed è di tipo militante. […] Sia il mondo accademico che l'opinione colta hanno riserve sulla
produzione storiografica dell'istituto. La ritengono segnata da tesi
precostituite e da un accentuato “uso politico” ecclesiale.
[…]».
Decine di milioni di euro, i nostri ormai consueti 20,8 milioni pubblici 2018-2023 (o 27/28/29 2016-2024), la concessione e il restauro plurimilionario della sede da parte dell’Università di Bologna (indirettamente pagato da enti pubblici), i finanziamenti da partecipate pubbliche (quindi in parte denaro pubblico non contabilizzato – e non si capisce a quale scopo, tutte, come SNAM, finanzino FSCIRE), quelli da fondazioni bancarie destinati alla collettività, quelli da banche e imprese, aggiunti agli stipendi (pubblici) di professori, ricercatori e dottorandi, sono sproporzionati rispetto alla produzione scientifica sopra descritta (desunta dal sito FSCIRE: se abbiamo dimenticato qualcosa chiediamo scusa, anche se ciò dipende da pagine non aggiornate, come per i curricula dei membri, da cui avremmo sicuramente ricavato una loro ulteriore produzione scientifica): non a caso si registrano avanzi, posti di dottorato non assegnati (per tacere gli affreschi nel cortile, le auto di grossa cilindrata a disposizione) ecc. L’unico termine plausibile è BULIMIA, che è inutile, se vi è un unico dominus, militante e senza pari-grado al lavoro (un gruppo di ordinari con pari dignità, come è in enti scientifici (oppure Gelehrten-Schule) altrettanto finanziati, (pensiamo alla Normale di Pisa), e invece con collaboratori obiettivamente non a questo livello.
Nelle prossime puntate si tratteranno singole questioni spinose, che toccano l’Università, la politica, la politica ecclesiastica, e più spesso sono trasversali. Saranno più scottanti, perché frutto di documentazione sinora non nota, ma sempre allegabile. Ogni querela sarà benvenuta, ad arricchire il nostro conto corrente.
[2] https://static.fscire.it/0f/c8/adempimenti-legge-4-08-2017-n-124.pdf Dal 2018 vi è anche una controllata, MIM.Fscire srl.
[3] https://static.fscire.it/02/27/bilancio-2023-opinion-relaz-revis-per-sito.pdf
[4] https://static.fscire.it/02/27/bilancio-2023-opinion-relaz-revis-per-sito.pdf
[5] https://www.fscire.it/1473
[6] https://static.fscire.it/df/2b/2020_adempimenti-ex-legge-del-4-agosto-2017.pdf
[7] Or ora il destrorso Angelucci ha donato 150.000 € alla gloriosa “Fondazione Gramsci”, ben più importante e nota della FSCIRE: ha dichiarato, felice, Sposetti che la somma copre il 15% del bilancio annuale, che dunque è di ca. 1 milione, un quinto del solo contributo pubblico a FSCIRE. Alla Treccani (la Treccani) il personale era in semi-cassa integrazione (contratti di solidarietà). Antiche istituzioni culturali agonizzano senza denaro.
[8] https://www.fscire.it/multimedia/mostre/9-ottobre-1982-mostra-di-videostoria-su-un-delitto-impunito
[9] https://anniversarinazionali.governo.it/it/comunicazione/eventi/si-e-insediato-il-comitato-per-gli-anniversari-di-interesse-nazionale/
[10] https://anniversarinazionali.governo.it/it/comitato/
[11] https://www.italiaoggi.it/news/troppi-soldi-pubblici-erogati-per-i-dossettiani-2197266
[12] La Pira è largo di “miracoli” in quell’area politico-ecclesiastica. È noto che durante il sequestro Moro, nel 1978, a Romano Prodi (il cui maestro Beniamino Andreatta nel 1984 rifondò la FSCIRE come fondazione) e ad alcuni amici comparve fu lo spirito del sindaco di Firenze ad indicare il luogo della detenzione del presidente della DC, “Gradoli” (ma i pasticcioni confusero la via di Roma con il paese); chi tra gli allora viventi suggerì il luogo allo spirito di La Pira è ancora un segreto ben custodito.
[13] https://www.fscire.it/chi-siamo-1/donors
[14] http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/che-gran-cuore-che-ha-luigi-zanda-tignoso-capogruppo-pd-palazzo-88245.htm ) (nomi “pesanti”) e anche il Giornale (http://www.ilgiornale.it/news/politica/senato-426mila-euro-fondazione-zanda-1066126.html ), l’Avanti! (http://www.avantionline.it/tag/fondazione-per-le-scienze-religiose-giovanni-xxiii-fscire/ ), Imolaoggi (https://www.imolaoggi.it/2014/11/08/senato-400mila-euro-a-fondazione-per-scienze-religiose-nel-cda-ce-zanda-pd/
[15] https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/european-research-infrastructure-consortium-eric.html, https://research-and-innovation.ec.europa.eu/strategy/strategy-2020-2024/our-digital-future/european-research-infrastructures/eric_en
[16] https://www.fscire.it/chi-siamo-1/infrastrutture
[17] https://lanuovabq.it/it/nuove-notiziesul-regalo-da-3-milioni-al-centro-di-melloni
[18] https://lanuovabq.it/it/pdf/inchiesta-il-mistero-delle-infrastrutture-di-ricercail-bando-perfetto-cucito-sulla-scuola-di-bologna
[19] Articolo 1, commi 213-214 della legge n. 208 del 28 dicembre 2015: “per tutelare la funzione e le infrastrutture di ricerca delle scienze religiose, per dare continuità alla formazione di studiosi e strumenti di studio dell’ebraismo, per rivitalizzare la tradizione e il patrimonio di conoscenze sulla storia, le lingue e le culture dell’Africa e dell’Oriente attraverso il sostegno diretto ad istituzioni di riconosciuta competenza e adatte a promuovere la sicurezza del Paese attraverso la formazione e l’impegno di studiose e studiosi in un sistema di relazioni scientifiche internazionali, è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2016, da iscrivere in apposito fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”. [comma 214] “per il sostegno e l’attuazione degli interventi di cui al comma 213 il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca stipula appositi accordi di programma con amministrazioni pubbliche, enti pubblici, istituzioni scientifiche, infrastrutture e organismi di ricerca come definiti dall’articolo 2, punto 83, del Regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione del 17 giugno 2014”.
[20] https://www.brujulacotidiana.com/it/la-scuola-di-bologna-si-fa-il-regalo-di-natale e poi https://lanuovabq.it/it/nuove-notiziesul-regalo-da-3-milioni-al-centro-di-melloni
[21] Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00444 (senato.it) sulla quale https://www.newdailycompass.com/it/super-bando-a-scuola-di-bolognaindaga-il-senato : «in assenza di una risposta del ministero più volte contattato, non esiste una dicitura specifica, né un atto, né una determina dirigenziale che riconosca le infrastrutture di ricerca per le scienze religiose. Così, dato che il criterio principale è quello di essere riconosciuti come tale, è stato impossibile risalire alla fonte che ha permesso alla Fondazione di partecipare e vincere, dato che nessuno ha mai riconosciuto con un atto ufficiale l’istituzione delle Infrastrutture di ricerca delle scienze religiose».
[22] L’art. 4 dell’Accordo recitava «Eventuali riduzioni dello stanziamento annuale delle disponibilità finanziarie comporteranno una corrispondente, proporzionale delle risorse da trasferire per l’attuazione dei 3 accordi di cui al decreto del capo dipartimento del 10 ottobre 2016 n. 2103 […]. Quindi ciascuna erogazione resta incondizionatamente subordinata all’effettiva disponibilità di competenza e di cassa da parte del Ministero dell’Economia e Finanze, delle necessarie risorse finanziarie. Ma il MEF in questo caso troverà sempre le risorse».
[23] Il testo dell'art 5: "Contributo straordinario alla Fondazione per le scienze religiose "Giovanni XXIII". Modifica alla legge regionale 19 del 2017" [...]la Regione Emilia-Romagna è autorizzata, alle stesse condizioni di cui ai commi 2 e 3 del medesimo articolo, a concedere alla Fondazione per le scienze religiose “Giovanni XXIII” un contributo straordinario per gli anni 2021, 2022 e 2023.: https://demetra.regione.emilia-romagna.it/al/articolo?urn=er:assemblealegislativa:legge:2020;12&dl_t=text/xml&dl_a=y&dl_id=10&pr=idx,0;artic,0;articparziale,1&anc=art5 , Ancora nel rendiconto 2023 compare ex “art. 21 della L.R. 19/2017, così come modificata dall’art. 5 della L.R. 12/2020 per le attività della Infrastruttura di ricerca per le scienze religiose sul territorio regionale”). Sempre la parola magica, l’infrastruttura. Il versamento effettivo è posticipato di 1 anno: quello per il 2023 si trova nel bilancio, p. 18, tra i crediti da incassare. Per questo il mezzo milione non figura nel rendiconto 2021: quello per il primo triennio 2017-19 è stato versato nel 2018-20; e quello per il 2021-23 nel 2022-24, per cui a mancare è lo stanziamento per il 2020, anche se il "buco" slitta al 2021).
[24] https://demetra.regione.emilia-romagna.it/al/articolo?urn=er:assemblealegislativa:progettodileggelicenziato:XI;7655 13/12/2023 Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2024-2026, art. 4 "Contributo straordinario alla Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII": " Le autorizzazioni di spesa disposte dall’articolo 21 della legge regionale 1° agosto 2017 n. 19 (Assestamento e prima variazione al bilancio di previsione della regione Emilia-Romagna 2017-2019) e dall’art. 5 della legge regionale 29 dicembre 2020, n. 12 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2021-2023 (Legge di stabilità regionale 2021)) sono integrate, nell’ambito della Missione 5 Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali - Programma 2 Attività culturali e interventi diversi nel settore culturale Titolo 1 Spese correnti, di euro 400.000,00 per ciascuno degli esercizi 2024, 2025, 2026."
[25] Cfr. Italia oggi: https://www.italiaoggi.it/news/troppi-soldi-pubblici-erogati-per-i-dossettiani-2197266 ; 7x24: https://www.7per24.it/2017/07/24/silvia-prodi-contro-la-fondazione-religiosa-di-melloni-scontro-dossettiano/ (qui si notava che anche Romano «Prodi rappresenta quel cattolicesimo dossettiano impegnato in politica e molto affine alla famiglia del monaco di Monteveglio che con Melloni non ha mai avuto un feeling particolare». http://www.movimento5stelle.it/listeciviche/liste/emiliaromagna/2017/07/15-milioni-per-i-disabili-meglio-darli-alla-fondazione-per-le-scienze-religiose.html ; http://www.lanuovabq.it/it/chiesa-poverasoldi-pubblicie-melloni-incassa
[26] http://www.darioreggio.it/dario-de-lucia-fondazione-papa-giovanni-xxiii-dossetti-melloni/
[27] https://patristica.net/mansi https://www.fscire.it/it/mansi/concili/ porta a “pagina non trovata” (mistero). Idem per http://www.fscire.it/it/mansi/opere/
[28] Il link alla pagina http://www.fscire.it/index.php/it/ricerca/cantieri/cogdmansi/ ora reindirizza alla home page www.fscire.it . Alla pagina “Cantieri” non vi è più nulla sull’edizione digitale: https://www.fscire.it/ricerca/cantieri . Solo nel vecchio sito sopravvive la pagina http://mansi.fscire.it/concili/. L’introduzione afferma(va): “[…] viene completato il lavoro di digitalizzazione di tutti i concili di tutte le chiese di tutti i tempi in una banca dati che, a partire dall’edizione settecentesca di G.D. Mansi, integri l’enorme massa di dati a lui ignota”. Il punto è che non vi è nulla se non il Mansi stesso, nessuna integrazione con testi a lui ignoti. E dunque, anche riguardo a questa pagina cancellata: dov’è andato il denaro pubblico?
[29] https://darioreggio.it/chi-sono-dario-de-lucia/
[30] https://www.fscire.it/chi-siamo-1/sedi
[31] https://www.fscire.it/chi-siamo-1/sedi
[32] «Commissione Europea (59.396,31 € - 15/07/22) Progetto RESILIENCE in risposta al bando competitivo H2020 Call INFRADEV-2018-2020 (Esfri Roadmap). Commissione Europea (35.582,29 € - 14/03/22) Progetto ReIReS in risposta al bando competitivo H2020 Call INFRADEV-2018-2021».
[33] https://www.fscire.it/heritage/biblioteca-la-pira «si è arricchita fino a possedere, ad oggi, più di 21.000 volumi cartacei e circa 900.000 opere in formato digitale, di cui più di 270.000 manoscritti, oltre alle riviste nelle diverse lingue occidentali, in arabo e in persiano. Un solo manoscritto, un testo coranico del XVIII secolo, è presente in biblioteca». Un solo manoscritto del Settecento, un Corano par di capire.
[34] «MUR (500.000,00 € - 16/12/20) contributo anno 2020 per l’attività infrastrutturale nel mezzogiorno della Biblioteca e centro di ricerca La Pira (Palermo), protocollo MUR-FSCIRE (legge 27 dicembre 2019, n. 160, commi 263 e 274)».
[35] «MUR (1.000.000,00 € - 21/12/21) contributo anno 2021 per l’attività infrastrutturale nel mezzogiorno della Biblioteca e centro di ricerca La Pira (Palermo), protocollo MUR-FSCIRE (l. 27.12.2019, n. 160, cc. 263 e 274)».
[36] «MUR (1.500.000,00 € - 27/12/22) contributo anno 2022 per l’attività infrastrutturale III annualità nel mezzogiorno - Biblioteca e centro di ricerca La Pira (Palermo), protocollo MUR-FSCIRE (legge 27 dicembre 2019, n. 160, commi 273 e 274) e successiva integrazione (legge 178 del 30/12/2020, art. 1, comma 543)».
[37] https://www.fscire.it/pubblicazioni/varia
[38] Risultano adesioni anche a SSHOC – Social Sciences & Humanities Open Cloud; ABD – Associazione Big Data; Fondazione TICHE – Cluster CH; AICI – Associazione istituti di cultura italiani: https://www.fscire.it/chi-siamo-1/infrastrutture Inoltre i consorzi: INIRE – International Network for Interreligious Research and Education, REFORC Reformation Research Consortium, Network for Universal Humanity (NUH), Cattedra UNESCO sul pluralismo religioso e la pace dal 2003, VEREAD tra FSCIRE e Tangaza University College (TUC), Nairobi, Kenya: https://www.fscire.it/ricerca/consorzi Quel che conta è però l’effettiva, concreta produzione scientifica.
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