Tutta la Mala Università che ci opprime

di Daniele Santarelli

Tra il 27 e il 29 ottobre 2013 sulla mailing list della SISEM (Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna) si svolse un intenso “dibattito” a seguito della segnalazione, da parte dell’allora presidente di questa società scientifica, Marcello Verga, di una pagina informativa dedicata al sistema universitario italiano sul sito dell’Istituto Universitario Europeo (IUE). La pagina, a dire il vero fino a quel momento sconosciuta ai più (era destinata ad uso interno dei dottori di ricerca dell'IUE per chiarire loro le idee sulle varie opzioni di carriera a disposizione per il loro eventuale futuro accademico: pagine simili erano destinate ai sistemi universitari di molti altri Paesi), sulla base di interviste e bibliografia specifica, descriveva il sistema italiano come chiuso ai non interni, chiamando in causa la “mafia of the barons” come elemento condizionante del reclutamento. La reazione di molti “autorevoli” accademici della lista SISEM (alcuni dei quali, ironia della sorte, specialisti di storia della censura e di Illuminismo) fu a dir poco furiosa; di conseguenza Marcello Verga, forte di cotanto appassionato consenso, scrisse subito una lettera di protesta ufficiale, richiedendo e ottenendo con effetto immediato, su disposizione dell’allora presidente dell’IUE Joseph Willer, la soppressione della pagina web "incriminata" (che si può tuttora reperire su Internet Archive: cfr. qui). La vicenda è richiamata, en passant, tra le pagine del Prologo (esattamente a p. 7) del bel libro di Giambattista Scirè, Mala Università. Privilegi baronali, cattiva gestione, concorsi truccati. I casi e le storie, appena uscito per i tipi di Chiarelettere, come esempio lampante della “natura chiusa e insulare della comunità accademica italiana” e della “insofferenza, astio, verso chi rende pubblici e dimostra, dati alla mano, il diffuso fenomeno del malcostume accademico e le criticità della ricerca scientifica”. Nonostante questo indubbio clima di negazionismo ed omertà che pervade l’accademia tutta, il libro è destinato a far parlare molto di sé. Esso snocciola un’impressionante casistica di illeciti e scandali nel reclutamento universitario, lasciando trarre la conclusione che la corruzione in ambito accademico non sia un fenomeno limitato a poche mele marce, come ce ne possono essere in tutti gli ambienti, ma un fatto piuttosto “sistemico”. Il prevalere di una cooptazione clientelare, familistica, dai contorni paramafiosi e con tratti maschilisti (nel libro fanno capolino anche vari episodi, decisamente avvilenti, di molestie sessuali), che nulla ha a che vedere con la valorizzazione dei meriti e delle intelligenze individuali, delinea uno scenario drammatico, catastrofico, cui sarebbe opportuno tentare di porre rimedio nell’interesse nazionale. Come scrive Piercamillo Davigo, autore della Prefazione al volume di Scirè: “Le conseguenze sono devastanti perché nel dipendente pubblico, alla fedeltà alla Repubblica e alla consapevolezza del proprio valore per aver superato un concorso, si sostituisce la fedeltà al soggetto al quale si deve il posto da precario e la consapevolezza che la conferma nel posto e infine il transito in ruolo dipenderà dal servilismo dimostrato verso quel protettore” (p. IX). Non si tratta, cosa che accentua la drammaticità della situazione, solo di una “questione morale” (il che sarebbe già abbastanza grave), ma anche, in un certo senso “psichiatrica”. Tant’è che lo stesso Davigo parla apertamente, a più riprese, di “patologia”, affermando in particolare: “Si tratta quindi di una patologia grave e pervasiva che sta cagionando seri danni all’Italia, spingendo le migliori intelligenze e le persone di carattere a emigrare all’estero, dove ritengono più probabile essere valutati per capacità e merito anziché per parentele, raccomandazioni e servilismo” (p. X).
Giambattista Scirè stesso, storico contemporaneista, già brillante e promettente ricercatore, autore di importanti studi e dotato di intelligenza acuta e versatile, è una vittima eccellente di questo sistema: è stato al centro di una clamorosa vicenda concorsuale e giudiziaria – inutile ripercorrerla in questa sede perché già abbastanza nota – e, nonostante i suoi ricorsi e le sue denunce abbiano prevalso in ogni sede di giustizia amministrativa e penale, è rimasto senza un posto all’Università. Nonostante ciò, non si è dato per vinto, ed ha trasformato la sua lotta da individuale a collettiva, fondando l’Associazione Trasparenza e Merito. L’Università che vogliamo, che ha permesso a tutto un mondo disorganizzato e sommerso di opposizione alla malauniversità, spesso interno all’accademia stessa (l’Associazione arriva a contare ad oggi ben 774 iscritti, tra i quali molti docenti universitari e perfino un Rettore, Tomaso Montanari, noto storico dell’arte, divenuto “ambassador”, congiuntamente all’autorevole microbiologo Andrea Crisanti, dell’Associazione stessa) di venire a galla, contribuendo a scuotere le coscienze e a far intravedere una piccola luce alla fine del tunnel.
Di tutto questo non possiamo che essergli profondamente grati.

Giambattista Scirè, Mala Università. Privilegi baronali, cattiva gestione, concorsi truccati. I casi e le storie, Chiarelettere, Milano 2021, 336 pagine, 16,90 €.

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Ascolta la puntata di Melog (Radio 24) dedicata al libro: 

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