Ventura e Bellomo da Breme e le loro figlie. Una storia di conversioni, affari e rovina a Breme, in Lomellina, dal 1486 al 1491

L’ebrea Ventura da Breme, nell’estate del 1486, attraverso il suo procuratore Angelo ebreo, del fu Giacobbe, abitante a Breme, invia una supplica al Duca di Milano per chiedere giustizia riguardo un fatto occorsole a giugno di quell’anno: approfittando della sua assenza, Galeazzo de Trovatis, podestà della terra di Breme, con alcuni uomini si è introdotto nella sua casa per portare via le due figlie, Paola e Caterina (così vengono indicate: non conosciamo i loro nomi ebraici), col pretesto che volevano farsi cristiane e si è anche impadronito di gioielli e altri beni per un valore di mille fiorini. Il 24 luglio il Duca si rivolge a un funzionario di cui è indicato soltanto il nome, Biagio, affinché indaghi sull’accaduto e gli faccia pervenire testimonianze e indizi dall’avvocato fiscale, sigillati con il suo proprio sigillo. Ecco i fatti iniziali di una vicenda giudiziaria di cui si mantiene la memoria nei fascicoli di alcuni notai che sono conservati nel Notarile dell’Archivio di Stato di Pavia.

Alla vicenda è dedicata  la voce di Ezio Barbieri e Maria Carla Maggi pubblicata nel Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneofulcro del sito Ereticopedia. Per consultarla visitare la pagina: 

http://www.ereticopedia.org/ventura-da-breme

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