Perditta Basigheddu, il suo processo per stregoneria e la campana votiva

Perdìtta Basigheddu è stata una donna perseguitata per stregoneria dall'Inquisizione di Sardegna all'inizio del XVII secolo.

La causa della persecuzione di Perdìtta fu la sua attività di preparazione di unguenti a base di erbe, che le valsero la qualificazione di hechizera y sortílega (fattuchiera e maga).  In carcere, probabilmente dietro tortura,  confessò tutte le accuse che le erano state mosse da alcuni testimoni, ammise di essere idolatra del demonio e di avere abbandonato la fede.
La corruzione all’interno del tribunale probabilmente salvò la vita alla donna: per ragioni che non emergono dai documenti, ma che potrebbero essere connesse alle irregolarità a cui si è accennato precedentemente, e per le quali lo stesso inquisitore fu denunciato dal fiscale Gabriel de Bañolas al Consejo de Inquisición, la pena capitale della donna fu commutata in carcere a vita e sambenito perpetuo, in seguito alla riconciliazione con la Chiesa il 23 ottobre del 1605. Tale condanna in seguito dovette essere annullata completamente.

Nel 1622 Perditta incaricò il maestro campanaro cagliaritano Giovanni Pira per la realizzazione di una campana della chiesa della Madonna della Solitudine a Nuoro, probabilmente un ex voto per la libertà riacquisita. L’opera, ancora oggi esistente, costituisce l’unica campana fatta realizzare da un’accusata di stregoneria in Sardegna, se non in Italia.

Per approfondire consultare la voce di Salvatore Pinna per il Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneofulcro del sito Ereticopedia:

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