di Paolo Franzese*
La provincia, in quanto circoscrizione ed ente pubblico territoriale, ha sempre rivestito nell’ordinamento italiano una particolare importanza per la vita della comunità locale, grazie alle sue numerose e significative competenze. Fino al trasferimento di molte delle sue tradizionali funzioni all’ente Regione, la Provincia ha svolto un complesso di attività più ampio rispetto al periodo successivo. Fra le principali, quelle di provvedere alla costruzione e alla manutenzione di strade, ponti e altre infrastrutture imprescindibili per le comunicazioni e per la viabilità, al controllo dell’assetto urbanistico del territorio e dell’efficacia delle politiche agricole, allo sviluppo e all’efficienza dei trasporti pubblici, alla manutenzione degli edifici scolastici, al funzionamento dei servizi di sanità, assistenza e beneficenza. Nello svolgimento di queste funzioni, l’ente Provincia ha prodotto in genere grandi quantità di documenti che ne riflettono non soltanto il funzionamento, ma anche le attività di progettazione, concessione, autorizzazione e controllo svolte nel corso del tempo.
È ormai opinione diffusa anche fra i non addetti ai lavori che l’archivio rispecchi, oltre alle vicende della sua stessa conservazione, l’identità e la storia dell’ente che lo ha prodotto. La storia della provincia di Caserta, già di Terra di Lavoro, risulta piuttosto singolare rispetto a quella di molte altre province italiane, a causa sia della vastità del territorio di competenza fino al 1927, sia della sua soppressione, in tale anno, con un provvedimento che contestualmente istituiva 17 nuove province. Anche per tale peculiarità, la storia di questa provincia è stata al centro di un impegnativo e proficuo convegno di studi promosso nell’ottobre del 2018 dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, dall’Archivio di Stato di Napoli e dall’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, in occasione dei 200 anni dall’elevazione della città di Casera a capoluogo della provincia.
Poiché gli archivi riflettono anche le relazioni fra le istituzioni che li hanno prodotti, si può ritenere che essi compongano una sorta di rete o di mosaico, costituito da documenti di diversa provenienza e natura: archivi di organi dello Stato, di enti pubblici, di organizzazioni private, di famiglie e di singole persone. Le tessere di questo mosaico, se conservate nel tempo, si integrano a vicenda, facendo in modo che soltanto da questo insieme così strutturato possa risultare un quadro complessivo delle fonti del passato. Viceversa, la dispersione di uno o di più archivi costituisce un serio ostacolo alla conoscenza e alla ricostruzione di quelle relazioni. Sono state frequenti, in tal senso, le testimonianze di studiosi di storia di questa città di significative mancanze. Fra le più recenti, vorrei ricordare quella di Anna dell’Aquila che nel suo volume Caserta. 1945-1974, Una storia urbana e ambientale (Soci, Fruska, 2013) ha così voluto segnalare tale situazione di disagio: “Bisogna però sottolineare che tanto il Comune quanto la Provincia hanno conservato ben poco materiale: custoditi in vecchi scantinati, molti documenti sono inevitabilmente andati incontro al deterioramento; numerosi altri sono andati perduti (non è stato possibile, ad esempio, consultare gli Atti del Consiglio comunale di Caserta)”.
Il lavoro di salvataggio e di recupero dei documenti della Provincia di Caserta presenti nella sede di Corso Trieste, da tempo dismessa dall’Amministrazione provinciale, era cominciato nel giugno del 2017 con il trasferimento, per iniziativa della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, dei registri delle deliberazioni della Giunta e del Consiglio e di protocollo della corrispondenza, a partire dal 1945, e dei volumi dei contratti. Questi materiali furono trasportati presso l’Archivio di Stato di Caserta, che già da tempo conservava l’archivio di quell’ente precedente alla soppressione della Provincia di Terra di Lavoro nel 1927. Lo scorso anno la Soprintendenza ha intrapreso un più complessivo intervento di identificazione, riordinamento e descrizione del materiale rimasto in quella sede (fra i quali è stata sorprendentemente ritrovata anche una piccola, ma preziosa biblioteca dell’ente), che giaceva in completo stato di disordine e di abbandono, affidandolo a due giovani professionisti, Antonietta Garofalo e Francesco Gallo, iscritti nell’elenco degli archivisti qualificati, costituito per iniziativa della stessa Soprintendenza e dell’Archivio di Stato di Napoli. Con la guida del sottoscritto, soprintendente archivistico e bibliografico fino ai primi dello scorso mese di marzo, il lavoro è stato completato con la redazione dell’inventario, pubblicato dall’Archivio di Stato di Caserta sul numero di aprile del 2019 della Rivista di Terra di Lavoro. Tale strumento di consultazione consente oggi il riutilizzo dei documenti da parte dell’Amministrazione e, allo stesso tempo, ne rende possibile la consultazione da parte del pubblico.
I documenti ora riordinati e descritti iniziano con il 1945, anno al quale si riferisce il primo registro di deliberazioni della Giunta. La documentazione si fa più consistente a partire dalla fine degli anni Cinquanta e dall’inizio del decennio successivo, in coincidenza con l’intensa fase di sviluppo urbanistico e demografico che ha caratterizzato, spesso in modo tumultuoso e scoordinato, anche questo territorio, in un periodo di profonde trasformazioni per molte città italiane. Fra i principali nuclei documentari che caratterizzano l’archivio, quelli che provengono dal settore tecnico e urbanistico si distinguono non solo per la quantità e per lo stretto legame con quelle significative vicende della nostra storia, ma anche per il particolare ordinamento dato dall’Ufficio ai propri documenti fino agli anni Settanta, modellato su uno specifico “titolario”, lista di categorie e di classi e sottoclassi che disegnano il profilo delle funzioni volte dall’ente in tale ambito.
I risultati del lavoro compiuto sono stati presentati a Caserta, presso la bella sede di Villa Vitrone, lo scorso 11 giugno, in occasione del 74° anniversario del decreto legislativo luogotenenziale con cui la provincia fu nuovamente “riconosciuta” nel 1945. Nell’ambito della manifestazione, il prof. Vincenzo de Michele ha ricordato la figura di Clemente Piscitelli, primo presidente dell’ente ripristinato e del Comitato di liberazione nazionale di Caserta, mentre l’attuale presidente, avv. Giorgio Magliocca, ha annunciato l’intenzione di trasferire quanto prima la documentazione ora riordinata e inventariata e di metterla a disposizione del pubblico, affinché possa diventare fonte per la ricerca sulla storia di questo territorio.
Il recupero di questa documentazione, insieme con quello dell’archivio storico del Comune di Caserta che oggi, grazie a un analogo intervento della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, finalmente comincia ad essere consultabile, va a integrare un disegno complessivo di valorizzazione delle testimonianze documentarie di una città in cui, relativamente al secondo Novecento, le gravi mancanze archivistiche hanno imposto alla ricerca seri limiti, tali da indurre gli studiosi a orientarsi verso altri periodi storici o a puntare prevalentemente su informazioni provenienti dalla stampa periodica.
* Direttore dell'Archivio di Stato di Napoli
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