Al
governo della Città, Stato e Arcivescovato di Monreale, agli inizi del XVII
secolo, furono inviati una serie di alti prelati espressione di una visione più
legata all’intransigenza dell’Inquisizione spagnola (essendo la Sicilia di
pertinenza della corna di Spagna dal 1516). La visione pastorale degli
arcivescovi monrealesi che dalla metà del XVI secolo attuarono pratiche di
evangelizzazione ed educazione, pur sempre assai rigide, per l’indottrinamento
religioso popolare, lasciarono il passo a metodi piuttosto improntati alla
condanna e repressione dei comportamenti non linea con il pensiero politico e
religioso dell’epoca (nella fattispecie monrealese questi poteri si sommavano
nella persona dell’arcivescovo pro tempore). Tre Arcivescovi si ricordano il particolare,
nel Seicento, per la loro severa e rigida visione di governo accompagnata da
pratiche improntante a slanci ricchi di fervore religioso misto a pietismo nei
confronti delle ceti più umili ed esposti.
Monsignore
Jéronimo De Venero y Leyva (Valladolid, 1558 – Monreale, 1628) era l'esponente di una
ricca e potente famiglia spagnola i cui appartenenti per generazioni hanno
militato tra le fila dell’Inquisizione e i più alti ranghi politici e militari
anche nel nuovo continente. Prelato di vastissima cultura, conseguì laurea e
dottorato, indisse e celebrò a Monreale un sinodo diocesano nel 1622
tutto puntato sulla Fede, sull’Osservanza, la Disciplina e il Culto
prescrivendo durissime reprimende per chi deviava dall’ortodossia cattolica
alla volta dell’eresia religiosa.
Il
cardinale Cosimo De Torres (Roma, 1584 – Roma, 1 maggio 1642), già
Legato pontificio e Protettore del regno di Polonia, ricoprì cariche politiche
e religiose di primissimo piano. Sulla scia del Venero, De Torres operò nel
governo di Monreale con mano ferma. Nel 1638 indisse un sinodo diocesano in cui
fece la sua comparsa il Tribunale della Santa Inquisizione come termine ultimo
dell’iter giudiziario e di condanna per i crimini di Fede commessi nello Stato
monrealese e non di competenza del tribunale arcivescovile locale.
Il
Cardinale Luis Alfonso De Los Cameros Estrada (Alcalà de los Gazules, 6 febbraio
1600 – Valencia, 18 settembre 1676) s’inserisce anche lui nella teoria degli
arcivescovi monrealesi intransigenti del XVII secolo. Potentissimo prelato, fu
presidente del Tribunale della Regia Monarchia e Primo Inquisitore di Sicilia.
Nell’autodafè del 1658 fu lui a celebrare la condanna al rogo del monaco fra
Diego La Matina, eretico formale e assassino dell’inquisitore
Juan Lopez de Cisneros all’interno del carcere dei Pentitenziati di Palermo.
Severissimo censore, pubblicò in Monreale nel 1666 un bando in cui erano
dettate norme e comportamenti da tenere e le relative pene economiche
carcerarie e corporali a cui si poteva andare incontro violandole.
Per consultare le voci su Jéronimo De Venero y Leyva, Cosimo De Torres e Luis Alfonso De Los Cameros Estrada pubblicate nel Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo, collegarsi alle pagine:
Per ulteriori approfondimenti cfr. Antonino Corso, La Città, Stato e Arcidiocesi di Monreale. Arcivescovi e popolo tra Controriforma e Inquisizione (XVI-XVIII sec.), "Quaderni eretici", 6/2, 2018, pp. 5-51.
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