Abbiamo ora deciso di proporne una versione in inglese, arricchita da aggiornamenti e riflessioni finali, per una semplice ragione: si tratta di una storia che, per gravità e significato, merita di essere conosciuta anche fuori dai confini italiani. In altri contesti, infatti, episodi del genere — tanto più se legati a un dottorato che, nonostante il rilevante investimento organizzativo e finanziario (a spese dei contribuenti italiani e europei), stenta a decollare, attira poche candidature, lascia numerose borse scoperte e accumula evidenti criticità nella gestione — avrebbero prodotto reazioni radicali, innescando dimissioni, inchieste interne e prese di distanza nette.
Qui invece si è assistito a un insabbiamento tanto rapido quanto ipocrita, con il risultato che l’intera vicenda è stata rubricata con disinvoltura alla voce “quisquilie amministrative”. Il dottorato ha proseguito la sua rotta come se nulla fosse, senza il minimo esame di coscienza, senza alcuna riflessione critica sull’accaduto e sulle pesanti falle organizzative emerse. Nessuna assunzione di responsabilità, nessuna discussione pubblica, nessun tentativo di affrontare problemi strutturali: opacità procedurali, gestione caotica delle borse, incapacità di attrarre candidati. Un silenzio tombale che, più che tutela dell’eccellenza, somiglia a un disperato tentativo di auto-conservazione.
Il pezzo racconta una vicenda che definire imbarazzante è un eufemismo: la candidatura quasi vincente di Mirko Campoli, ex dirigente di Azione Cattolica e insegnante di religione, già noto alle cronache per gravissimi reati di pedofilia, a una borsa di dottorato con un progetto di ricerca che riprendeva la sua tesi magistrale dal titolo Caro cardo salutis (“La carne è il cardine della salvezza”), tesi che era stata discussa giusto tre settimane prima della scadenza del concorso di ammissione al dottorato.
Campoli era stato condannato una prima volta nel marzo 2024 dal Tribunale di Tivoli a 9 anni di reclusione per abusi commessi fra il 2016 e il 2021, nonostante si fosse difeso parlando di “depressione” (la Procura replicò: “la depressione non si cura con la pedofilia”). A questa sentenza si è aggiunta, pochi mesi dopo, una seconda condanna nel settembre 2024, che ha portato la pena cumulativa a quasi 16 anni di carcere.
Eppure, nel frattempo, nonostante la fresca condanna, Campoli era riuscito a laurearsi presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi Roma Tre e quindi a presentarsi al cosiddetto dottorato nazionale in Studi Religiosi, c.d. DREST — con sede a Reggio Emilia e coordinato dal prof. Alberto Melloni — arrivando a un passo dall’ammissione con borsa. Un dottorato sbandierato come punta di diamante dell’eccellenza accademica, eppure già zavorrato da un imbarazzante numero di borse non assegnate e da una crescente percezione di disfunzione organizzativa.
La sequenza degli eventi ha dell’incredibile:
maggio 2023: arresto di Campoli e polemica tra la Procura di Tivoli e la CEI, con intervento del card. Matteo Maria Zuppi in difesa della Curia tiburtina guidata dal vescovo Mauro Parmeggiani (per combinazione, originario di Reggio Emilia come il coordinatore DREST Alberto Melloni);
marzo 2024: prima condanna di Campoli a 9 anni di carcere;
3 luglio 2024: laurea magistrale a Roma Tre con una tesi dal titolo Caro cardo salutis (“La carne è il cardine della salvezza”!!!);
26 luglio 2024: scadenza del bando del dottorato nazionale in Studi Religiosi, c.d. DREST — 40° ciclo, al quale Campoli si presenta proprio sfruttando la fresca laurea magistrale conseguita tre settimane prima come titolo di accesso;
settembre 2024: seconda condanna, che porta la pena complessiva a quasi 16 anni, in contemporanea con la pubblicazione delle graduatorie finali del dottorato.
Proprio in quelle graduatorie, le commissioni operano un rovesciamento clamoroso: Campoli, che nella fase dei titoli risultava valutato con punteggi altissimi, viene ribaltato all’orale, nonostante in entrambe le fasi il peso nettamente preponderante fosse attribuito al progetto di ricerca da lui presentato. E questo è tanto più paradossale se si considera che, da semplice neolaureato, Campoli poteva vantare ben pochi titoli scientifici: il cuore della valutazione restava comunque quel progetto, immutato tra le due prove. Una giravolta che lascia più di un interrogativo sulla coerenza e sulla trasparenza delle procedure.
E nonostante la gravità dell’episodio, il cosiddetto DREST, dottorato nazionale in Studi Religiosi — presentato dal suo coordinatore come una punta di diamante dell’eccellenza accademica ma già appesantito da un imbarazzante numero di borse non assegnate e da una diffusa impressione di caos gestionale — ha proseguito la sua rotta come se nulla fosse. In certi elevati circoli che, più che storici, potremmo definire politico-teologici, dove cattolici e valdesi riescono a incontrarsi in una rara armonia ecumenica, l’intera faccenda è stata rubricata con nonchalance alla voce “quisquilie amministrative”: al massimo, restava l’incomodo dettaglio di riassegnare una borsa, cioè di consegnare il vile denaro a qualcun altro. Così si è trasformata in una lezione vivente — anzi, in un vero e proprio, epico, seminario dottorale di Teologia delle Cattive Decisioni.
THE CONVICT, THE DOCTORATE AND THE THEOLOGY OF BAD DECISIONS
https://www.cantierestoricofilologico.it/2025/08/the-convict-doctorate-and-theology-of.html
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