Il concorso alla Vanvitelli: vivi il sogno… e poi svegliati

di Helga Di Giuseppe 

A primavera 2022 individuai un bando dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli che sembrava fatto su misura per me. Era per un posto da ricercatore di tipo B, specializzato in archeologia degli insediamenti italici e della cultura materiale di epoca classica, che avrebbe dovuto svolgere ricerca, attività di laboratorio, di docenza, seminari, convegni e coordinare anche attività sul campo (D.R. n. 265 del 30/03/2022). 
Il profilo era perfetto per me che ho riletto i dati del South Etruria survey, definita in letteratura archeologica la regina di tutte le ricognizioni e su cui ho prodotto molti risultati. Inoltre, mi sono molto occupata di ville di epoca arcaica, repubblicana e imperiale sia in ambito laziale sia lucano, ricostruendone la storia, la proprietà con i suoi vari passaggi da senatorie a imperiali, i caratteri economici e sociali, con approccio sempre rigorosamente interdisciplinare. Tra le mie specialità vi è inoltre la conoscenza del materiale ceramico di vari contesti geografici e su un ampio periodo storico compreso tra l’età arcaica e quella tardoantica, ceramica che ho sempre usato con approccio storiografico per “raccontare” la storia degli insediamenti, dei consumi e delle società antiche. Decido, quindi, di iscrivermi, predisponendo la domanda corredata da tutta la documentazione richiesta (titoli di studio, esperienze professionali, curriculum, pubblicazioni, conoscenza della lingua inglese ecc.). Sembra tutto molto semplice e per le pubblicazioni si prevede l’invio di soli 12 titoli a scelta tra quelli prodotti negli ultimi 10 anni. 
Presento un curriculum lungo 22 pagine, ricco di titoli, esperienze di scavo, ricognizione, schedature materiali, allestimenti museali, docenze in varie sedi universitarie italiane, tra moduli CFU, Summer School, Master europei, seminari di tradizione ventennale, in cui sono puntualmente presente su invito, convegni in tutto il mondo (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Scozia, Gran Bretagna, USA), per lo più di carattere internazionale, un’intensa attività editoriale tra riviste on-line di fascia A che dirigo, collane da me ideate e curate in seno alla casa editrice Scienze e Lettere. Per le pubblicazioni ho l’imbarazzo della scelta, avendo io scritto ininterrottamente dal 1992 a oggi e avendo in attivo l’ultimo articolo in rivista di fascia A risalente a qualche mese prima del concorso. Scelgo di presentare tre monografie, due in inglese e una in italiano, e 9 articoli scritti per lo più da sola, pubblicati in riviste di fascia A e su temi diversi che consentissero alla commissione di valutare la vastità dei filoni di ricerca da me praticati.
La commissione nominata è composta dal presidente prof. C. R., ordinario della Vanvitelli (quindi membro interno) e di due sorteggiati: C. C. (associato Università di Napoli Federico II, segretaria) e E.C. P. (ordinario Università degli Studi di Palermo, membro). Si tratta di un sorteggio davvero fortunato, che mette casualmente insieme colleghi e amici tra loro, adusi a condividere progetti, mostre, redazione di cataloghi archeologici, convegni, esperienze romantiche, come il festeggiamento del solstizio d’estate in una Pompei rischiarata dalle prime luci dell’alba, nonché concorsi nelle cui commissioni sono puntualmente presenti insieme.
Il concorso si svolge in modalità on-line a partire dalle 9.30 del 23 giugno 2022 alla presenza della commissione e dei candidati: me medesima, U. F. e P. S. esterni alla Vanvitelli e M.G. S. e V. P., già titolari di contratti di ricerca RTD_A alla Vanvitelli, sempre con C. R. e C. C. in commissione (D.R. N. 301 del 27/03/2019 e D.R. N. 223 del 18/03/2019), entrambi coinvolti in scavi, progetti e organizzazione di convegni con C. R., nonché autori con il presidente di commissione di alcuni lavori a stampa. G. G., invece, non si presenta. I testimoni che avevano chiesto di seguire il concorso sono Margherita Corrado, Marco Di Branco, Felice Senatore e Pier Luigi Tucci. 
Questa la Graduatoria finale:
M.G. S.: 65/100
Helga Di Giuseppe: 50/100
V. P.: 50/100
P. S.: 42,25/100
U. F.: 36/100
La commissione ha stabilito i seguenti criteri di valutazione (verbale nr. 1):
a) originalità, innovatività, rigore metodologico e rilevanza di ciascuna pubblicazione scientifica;
b) congruenza di ciascuna pubblicazione con il settore concorsuale per il quale è bandita la procedura e con l’eventuale profilo, definito esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari, ovvero con tematiche interdisciplinari ad esse correlate;
c) rilevanza scientifica della collocazione editoriale di ciascuna pubblicazione e sua diffusione all’interno della comunità scientifica;
d) determinazione analitica, anche sulla base di criteri riconosciuti nella comunità scientifica internazionale di riferimento, dell’apporto individuale del candidato nel caso di partecipazione del medesimo a lavori in collaborazione.
Nessuno di questi criteri è stato veramente rispettato, anzi in alcuni casi essi sono stati letteralmente sovvertiti. Ma procediamo con ordine.
Fin dall’orale del concorso è stata evidente la disparità di trattamento a cui sono stati sottoposti i candidati. Il presidente C. R. ha interrogato gli esterni, mentre E.C. P. e C. C. hanno interrogato i due candidati interni. 
C. R. mi ha interrotta in continuazione con osservazioni gratificanti sulla mia produzione e con valutazioni personali che andavano ben oltre gli argomenti in discussione. Dava l’impressione di voler dimostrare che conosceva i miei temi di ricerca e che li approvava, ma interrompendomi in continuazione, mi ha impedito di illustrare pienamente l’articolazione e la vastità dei temi trattati nel corso delle mie ricerche. Si è soffermato soprattutto sui miei lavori sulla produzione laniera, apprezzando in particolar modo quello sul pensum femminile, a cui però ha dato solo 1,5 punti nonostante fosse stato scritto in lingua inglese e in rivista di Fascia A. Oltretutto, quando sono passata a parlare dell’archeologia dei paesaggi, sollevando la monografia da me scritta “Lungo il Tevere scorreva lento il tempo…”, ha detto che “conosceva quel libro”, considerazione del tutto fuori luogo, visto che il medesimo era tra i 12 titoli presentati per il concorso e quindi per forza doveva conoscerlo e averlo anche letto, ma verosimilmente, come lasciano intuire anche i punteggi bassi assegnatimi, la commissione non deve aver letto veramente tutti i contributi inviati. Anche gli altri due candidati esterni sono stati molto interrotti, ma meno della sottoscritta. I due candidati interni, invece, hanno parlato a lungo e senza essere interrotti in nessun modo e anzi, hanno ricevuto elogi dalle due commissarie, atteggiamento poco opportuno e significativo in sé.
Le discriminazioni continuano nell’assegnazione dei punteggi nelle varie categorie di titoli. Per il curriculum e i titoli, ad esempio, non si è tenuto conto dell’insieme del mio lungo percorso di ricerca, della sua vastità e dell’articolazione dei temi trattati, non si è tenuto adeguatamente conto del profilo internazionale delle mie ricerche, delle mie partecipazioni ai convegni e dei coordinamenti di progetti di scavo, ricognizione, schedature di materiale, allestimenti museali. L’intera valutazione è stata chiaramente improntata alla diminutio del mio percorso, come si evince, ad esempio, dalle seguenti frasi estrapolate dal giudizio complessivo (verbale nr 4): 
1) “La sua esperienza didattica è circoscritta a…” e ciò ancorché dal mio curriculum si evincono 25 anni di esperienza di docenza. 
2) “…cui ha affiancato una occasionale attività di lezioni e seminari…” e ciò ancorché dal curriculum si evincono attività di docenze continuative di 20 anni, come, ad esempio, quelle tenute annualmente presso il prestigioso Istituto Pontificio di Archeologia Cristiana. 
3) “Fino al 2011 ha partecipato, talora con ruoli di responsabilità, a gruppi di ricerca archeologici per scavi e catalogazione.” e ciò ancorché in tutti i progetti di scavo, catalogazione e ricerca in cui sia stata coinvolta fossi responsabile di settore, divenendone leader, come ad esempio nello studio dei reperti ceramici di periodo compreso tra l’età arcaica e tardoantica, per i quali ho prodotto lavori fondamentali e citatissimi, presenti nel curriculum. 
4) “Tra il 1991 e il 2009 ha reso noti i risultati delle sue ricerche anche con interventi in convegni. Per questa categoria di titoli si registra quindi una netta discontinuità” e ciò ancorché si evince chiaramente dal curriculum, che presento i risultati delle mie ricerche attraverso pubblicazioni dal 1992 al 2022 senza soluzione di continuità e presento i risultati delle ricerche ai convegni, non talora, ma quasi senza soluzione di continuità dal 1991 al 2022 ed esercito la didattica e quindi il contatto con gli studenti dal 1996 al 2023, attività che si integrano con quella di pubblicazione di articoli scientifici, monografie e curatele di lavori collettanei, citatissimi e favorevolmente accolti dalla disciplina archeologica, nonché creazione e direzione di innumerevoli collane dedicate all’archeologia dei paesaggi urbani e rurali, all’archeologia della produzione, del metodo della ricerca archeologica, delle città vesuviane, del rito antico, della vita quotidiana nell’antichità, della storia antica e dei mostri mitologici. 
5) “Il suo profilo appare significativo, degno di attenzione per produzione scientifica, meno per esperienza didattica, continuità di impegno scientifico e attività presso enti istituzionali di ricerca.” Come ampiamente detto e come dimostrato dal curriculum, l’impegno scientifico non è mai venuto meno, nemmeno negli anni del lavoro presso la casa editrice Scienze e Lettere (dedita alla storia antica, all’archeologia, al metodo della ricerca, ai beni culturali, alla filologia e alla divulgazione scientifica), quando ho continuato a far ricerca, a pubblicare, a creare collane editoriali per colmare le lacune individuate nella ricerca archeologica, quindi continuando a dare un apporto notevole allo sviluppo della disciplina archeologica. 
In altre parole, le valutazioni sopra esaminate, fermamente e concretamente smentite dai fatti curriculari, sono tali da essere formulate in senso soggettivo e personale, di per sé esorbitante dal legittimo esercizio della discrezionalità di una qualunque commissione. Ma c’è dell’altro.
Nonostante la mia attività congressuale, di carattere prevalentemente internazionale, sia di gran lunga più numerosa di quella di V. P. e pari se non superiore a quella di M.G. S., mi assegnano 3 punti come alla V.P. (che arriva parimerito con me) e la metà di quelli di M. G.S. che ne prende 6 (dal mio curriculum si evince la partecipazione a 51 convegni, di cui 32 internazionali. La commissione mi attribuisce 13 convegni nazionali e 15 internazionali, scartando arbitrariamente tutti gli altri). Inoltre, la mia attività congressuale viene definita “discontinua”, mentre quella di V.P., che ha meno della metà dei miei convegni, praticamente tutti in Italia e sempre nelle stesse sedi, viene definita “ampia partecipazione ai convegni”. Ma non è finita qui.
Per quanto riguarda le docenze, entrambi i candidati interni mi battono potendo fruire di diversi moduli conseguiti soprattutto alla Vanvitelli come assegnisti di ricerca. Io vanto un modulo di docenza quadriennale alla Sapienza, a cui assegnano 4 punti e una marea di altre docenze sparse in varie università italiane, tra cui anche 4 anni di Master europei, 3 anni di Summer School e 20 anni di corsi (fino al 2023) sull’instrumentum presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, che vengono valutati nel complesso 1 solo punto. La didattica generica di V. P., invece, viene valutata 1,5 punti. Ma c’è dell’altro.
La discriminazione continua quando si valutano i progetti di coordinamento in Italia e all’estero. Al progetto Fasti On Line, coordinato da me fin dal 2003 senza soluzione di continuità, ad esempio, vengono dati solo 2 punti. Si tratta di un progetto internazionale di pubblicazione degli scavi archeologici in corso in Italia e all’estero, legato a una rivista archeologica di Fascia A (dove hanno scritto sia il presidente di commissione C. R. e spesso anche il candidato M.G. S.), vero e solido punto di riferimento per l’archeologia. Nell’ambito dello stesso, che costituisce un impegno redazionale e scientifico notevolissimo, coordino ricercatori italiani, inglesi, francesi, spagnoli, olandesi, tedeschi, austriaci, americani, australiani afferenti a Istituti di ricerca italiani e stranieri che hanno progetti in Italia, smistando i loro lavori presso i referees più competenti in base al tema. Il database e la rivista vengono consultati in tutto il mondo. Ma non è tutto.
La discriminazione peggiora ulteriormente quando si passa alle 12 pubblicazioni chieste per la valutazione comparativa. Sono l’unica che presenta 3 monografie (di cui due in inglese) e 9 articoli pubblicati per lo più in diverse riviste di fascia A e in lingua inglese (solo in due casi scritti a due e tre mani con firme ben distinte, in tutti gli altri a firma singola). I due favoriti interni presentano una sola monografia e articoli, spesso a più mani e ripetitivi negli argomenti. 
In generale, si ravvisano criteri di valutazione disomogenei assegnati senza alcuna logica motivazione. Gli articoli da me presentati in rivista di Fascia A vengono valutati a volte 1,25 punti, a volte 1,50, a volte 1,75, in un solo caso 2 punti e non si capisce perché: a volte danno 1,25 agli articoli a due mani, pur essendo separate le firme, mentre altre volte ai candidati interni favoriti danno 1,50 pure ad articoli a più firme. I punteggi bassi non si giustificano né alla luce del fatto che gli articoli da me presentati sono per lo più collocati in riviste di fascia A, né per il fatto di essere scritti per lo più in inglese, cosa che in genere viene apprezzata per il profilo internazionale né per il fatto che contengano notevoli elementi di originalità e scoperte. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli e lì si rivela in tutta la sua cattiveria. Addirittura, in due casi di articoli presentati in rivista di Fascia A – "Oebalus Studi sulla Campania nell’Antichità" – si nega la fascia A e si attribuiscono rispettivamente 1,25 (H. Di Giuseppe 2018, Il Vequos Esquelinos e gli artigiani campani a Roma, in "Oebalus Studi sulla Campania nell’Antichità", 13, 2018, pp. 341-366.) e 1 punto (il più basso tra i punteggi possibili) (H. Di Giuseppe 2021[2022], L’iscrizione a carboncino che non data l’eruzione del Vesuvio, in "Oebalus Studi sulla Campania nell’Antichità", 16, 2021, pp. 41-62). 
La rivista "Oebalus", in cui sono presenti i due articoli declassati, ha ottenuto (con valore retroattivo risalente al 2017) dall’ANVUR, la Fascia A per la storia antica e gli articoli di carattere archeologico-epigrafico, quali erano quelli che io presentavo, rientrano nell’ambito disciplinare storico, dunque non si capisce perché sia stata negata la Fascia A, penalizzando così due ottimi lavori, citatissimi e addirittura assegnando all’ultimo, il più recente e più critico 1 solo punto. L’argomento, chiaramente pretestuoso e più volte ripetuto nelle difese presentate ai giudici, è che la rivista sarebbe di fascia A in un altro settore disciplinare ANVUR 10/D1 Storia Antica. E così abbiamo appreso dalla commissione che l’archeologia non è disciplina storica e che con essa non si può fare storia, praticamente la negazione dell’essenza dell’archeologo, il quale disvela pezzi di storia antica attraverso l’esegesi della fonte archeologica trattata con le dovute metodologie elaborate dalla disciplina e con approccio imprescindibilmente interdisciplinare, esattamente come lo storico fa storia attraverso l’esegesi delle fonti letterarie ed epigrafiche. Tutto questo è avvenuto, nonostante il punto b del bando inerente i criteri di valutazione per le pubblicazioni recitasse “congruenza di ciascuna pubblicazione con il settore concorsuale per il quale è bandita la procedura e con l’eventuale profilo, definito esclusivamente tramite indicazione di uno o più settori scientifico-disciplinari, ovvero con tematiche interdisciplinari ad esse correlate” e la storia antica, come l’epigrafia e la numismatica, sono certamente tematiche interdisciplinari correlate all’archeologia e al profilo di archeologo degli insediamenti per cui si concorreva. Ma questa interdisciplinarietà tra storia e archeologia, l'ineffabile commissione lo ha negato. Del resto stiamo parlando fondamentalmente di storici dell'arte che giudicavano un archeologo degli insediamenti...
Appare però utile ricordare che C. R. era parte del comitato di redazione e della rivista "Oebalus", che vi scriveva in prima persona e vi faceva scrivere anche i suoi allievi. Si è dimesso dal comitato di redazione nel marzo del 2022 dopo aver appreso che nell’ultimo numero vi sarebbero stati pubblicati due articoli sull’iscrizione a carboncino. Non sappiamo se c’è un nesso diretto tra quelle informazioni e le sue dimissioni, ma certo è che fino ad allora non aveva mai espresso la volontà di uscirne, anzi si era sempre mostrato estremamente partecipe e aveva espresso anche contentezza per il raggiungimento della fascia A, almeno in storia, in attesa di ottenerla anche per l’archeologia, cosa che auspicava.
Nell’articolo che ha preso 1 solo punto, il più recente tra quelli presentati al concorso, contestavo l’interpretazione di un’iscrizione a carboncino rinvenuta a Pompei, durante gli scavi nella Regio V, utilizzata per la datazione dell’eruzione del Vesuvio al 24 ottobre del 79 d.C., come sostenuto – Urbi et Orbi – da M. O., ex direttore del Parco Archeologico di Pompei, appoggiato dal presidente di commissione C. R., suo amico di vecchia data. Un punteggio così basso, il più basso della griglia di valutazione, dato a un articolo scritto con approccio rigorosamente interdisciplinare, che ha messo sul tavolo della discussione tutti i dati storici, archeologici, epigrafici, numismatici, archeobotanici, archeozoologici, palinologici, geologici e iconografici disponibili nella discussione scientifica portata avanti sul tema dell’eruzione del Vesuvio dal 1600 a oggi, può essere giustificato solo se vi è sotteso un orientamento ideologico e un intento punitivo nei confronti di chi ha osato esprimere una posizione critica nei confronti di una comunicazione archeologica di stampo propagandistico, che nulla ha a che fare con la scienza. 
Nonostante, l’approccio ‘stitico’ sono stata quella che ha raggiunto il punteggio più alto nelle pubblicazioni e sarebbe stato molto più alto se la commissione fosse stata imparziale e rispettosa delle regole del concorrere pubblico.
Tutto quanto detto mi rende obbligatorio l’accesso agli atti e il conseguente ricorso al TAR della Campania (R.G. 5092/2022 – sez. II) contro il vincitore M.G. S. e l’Università degli Studi della Campania Giovanni Vanvitelli. Il 18 novembre 2022 si arriva alla prima udienza, con la quale vengono accolte le istanze del ricorso e si decide di procedere per le vie brevi, fissando l’ultima al 16 febbraio 2023. 
La sentenza del 3 marzo 2023 così dichiara (N. 01391 / 2023 REG.PROV.COLL. N. 05092/2022 REG.RIC.):
“Osserva il Collegio che le esternazioni in precedenza riportate per stralcio, quand’anche sollecitate da atteggiamenti aggressivi messi in atto dalla ricorrente, rivelano, comunque, quantomeno una scarsa stima professionale per quest’ultima, nonché l’esistenza di rapporti tutt’altro che sereni tra i soggetti coinvolti dallo scambio, non solo sul piano professionale, ma anche su quello personale. Questo contesto complessivo, di aperta conflittualità, non consente di escludere anche solo il sospetto che il giudizio espresso dalla commissione presieduta dal Prof. R. possa esser conseguenza di un turbamento della terzietà dell’organo giudicante; in altri termini, si ritiene che, nel substrato fattuale al quale si è fatto riferimento, gravasse sul Presidente della commissione un obbligo di astensione rilevante ai sensi dell’art. 51 cpc. 3. Conclusivamente, il ricorso merita accoglimento per le ragioni in precedenza evidenziate.[---]
Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania (Sezione Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie, e per l’effetto dispone l’annullamento degli atti gravati.
Condanna parte resistente alla parziale refusione delle spese di lite in favore della parte ricorrente, nella misura complessiva di [---], oltre accessori di legge se dovuti, compensandole nel resto. Spese compensate nei rapporti tra parte ricorrente e controinteressato.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’Autorità amministrativa.
Così deciso in Napoli nella camera di consiglio del giorno 16 febbraio 2023 con l’intervento dei magistrati [---]”
In sostanza, un acceso litigio avvenuto su Facebook nel 2018 sulla mia bacheca, proprio a proposito dell’iscrizione a carboncino che non data l’eruzione del Vesuvio, aveva spinto C. R. a intervenire a gamba tesa e, rivolgendosi ai suoi studenti che si fossero per caso avventurati nella mia bacheca, non si limitò a rispondere sul merito delle critiche scientifiche da me opposte, ma parlò a loro della Di Giuseppe in terza persona, divagando sulla qualunque e coprendomi di insulti inenarrabili, fino a scendere sul piano personale (https://www.facebook.com/search/top/?q=La%20gaia%20scienza%20Helga. 7 dicembre 2018). Imbarazzata più per lui che per me, risposi, mantenendo un tono civile, per quanto ironico, e conclusi “con immutato affetto”. Ne seguirono un banno da parte sua, l’interruzione di qualunque rapporto amicale, tentativi di marginalizzazione di Scienze e Lettere, fino ad arrivare al fatidico concorso, dal quale avrebbe dovuto astenersi, come poi riconosciuto dai giudici in punta di diritto, non riuscendo a mantenere la terzietà e a contenere l’ostilità che, evidentemente, ancora covava dentro. Avrebbe dovuto astenersi se fosse stato corretto, se avesse rispettato la deontologia universitaria, la Costituzione, i criteri del bando emanati dall’università stessa e se quello a cui ho partecipato non fosse stato un concorso sartoriale destinato fin dall’inizio, non al migliore archeologo degli insediamenti e della cultura materiale che si presentava a concorso, ma a M.G. S., con il quale il presidente di commissione e anche gli altri membri erano in imbarazzante conflitto di interessi.
Quel concorso è stato ANNULLATO con richiesta di sospensione dal lavoro di M.G. S., il quale, invece, ha continuato a esercitare le sue funzioni di ricercatore, divenendo anche il principale membro di altre commissioni concorsuali insieme al presidente C.R., rispetto alle quali forse sarebbe stato opportuno astenersi, visto il procedimento del TAR in corso. Dopo la sentenza del TAR il vincitore M.G. S. si è appellato al Consiglio di Stato affinché l’annullamento venisse rivisto. 
La lotta per l’affermazione della verità e della giustizia è continuata, così pure la redazione delle memorie, le risposte all’appello e le difese.
L’11 agosto 2023 la SENTENZA del Consiglio di Stato (nr 07735/2023) respinge in toto l’appello e conferma l’ANNULLAMENTO del TAR di Napoli. 

POSTFAZIONE
Siamo ben consapevoli che questa è una vittoria di Pirro, che verrà bandito un nuovo concorso, con una commissione diversa, ma rigorosamente amica e incistata e che il vincitore annullato verrà confermato (stia sereno). Siamo altrettanto sicuri che suicidi, ischemie, esaurimenti nervosi, fughe all’estero non fermeranno i delinquenti adusi a vivere fuori dai recinti della legge e della Costituzione, ma ora sappiamo chi sono e fino a che punto arriva la loro disonestà e cattiveria. E il paese scivola sempre più in basso, perché il problema non è chi vince, ma che si tengano artatamente ai margini quelli veramente bravi, che hanno dato molto alla disciplina, che sono stati comunque usati, plagiati, imitati e sputati via.

2 commenti:

  1. Che tristezza, conoscevo gia' la vicenda per aver letto le due sentenze. In attesa che il Consiglio di Stato si esprimesse sul Ricorso in Ottemperanza da me proposto, ho cercato di capire l'orientamento dei vari Collegi su casi analoghi al mio. È il sistema Italia che non funziona, purtroppo. Sono pienamente d'accordo con te, ma non possiamo farci nulla. Nel mio caso ho denunciato in Procura e, nonostante ci siano indagini in corso, con avvisi di garanzia notificati, i reati vengono reiterati. Adesso, con l'abrogazione dell' abuso d'ufficio voluta fortemente dall' attuale governo, la situazione potrà solo peggiorare e il diritto di giustizia dei cittadini sarà messo sotto le scarpe.

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  2. L'università italiana ha usanze di tal fatta, di che stupirsi? Se non si entra nel cerchio magico o, citando il Talmud, non si è figli di leone, non si va da nessuna parte. Non le sembra di aver buttato tempo e soldi nel fare tali ricorsi? Si premunisca di appoggi più potenti e ritenti la prova altrove, le andrà certamente meglio. E quanto al fatto che tutto ciò è ingiusto, beh, io le consiglio di rassegnarsi: ho avuto a che fare che tali sistemi sin dalla fine degli anni Novanta e le dico che il reclutamento e la gestione delle nostre università sono due elementi assolutamente irriformabili, soprattutto ad esso, con l'abuso d'ufficio cancellato dai reati penalmente rilevanti 8come peraltro già rilevato).

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