La Seconda guerra mondiale stava per avviarsi a conclusione. Miserie materiali e morali impregnavano l’intera Italia, massime nelle zone interne ed isolate, a lungo depotenziate dalla geografia dei luoghi, come il Matese. In quei cupi frangenti apparve a Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese) il tenace e combattivo sacerdote carpigiano Don Zeno Saltini, per una combinazione favorita da Don Espedito Grillo, parroco della chiesa matrice di Ave Gratia Plena. Gli offrì il destro Giovanni Caso, medico e docente universitario, esponente politico della Democrazia Cristiana, distante da una neghittosità adiafora, che di sovente le classi abbienti avevano mostrato nei confronti del popolo. Il professor Caso, in poche parole, incarnava i sentimenti e gli insegnamenti profusi da Don Giacomo Vitale, che continuava ad essere nella diocesi alifana il vero motore polivalente della dottrina sociale della Chiesa, fedele fino agli ultimi respiri all’eredità immateriale trasmessagli da Giuseppe Toniolo, venerato maestro. Secondo i propositi di Don Vitale, condivisi fermamente dalla parte più avanzata del clero locale, la Chiesa, o per intercessione o in prima persona, doveva stare al fianco dei lavoratori salariati, degli artigiani, dei carbonai, di chi viveva alla giornata. Erano tempi in cui, sia pure la società era devastata dall’immane conflitto e dal continuo scontro ideologico, si cercava la speranza, per fecondare opere di bene. Si pensava al futuro, confidando che ormai il peggio fosse alle spalle.
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