Fascinazione/Jettatura

In due modi, dice Francis Bacon, l’occhio può affascinare, cioè agire a distanza: con l’invidia e con l’amore (Sermones fideles, 1644). Questa duplice articolazione è presente sin dall’inizio nella teoria del fascino, a partire dal De radiis di al-Kindī (IX secolo) e dal De anima di Avicenna (X-XI secolo). La teoria del fascino si trova spesso all’interno di una concezione magica del mondo; talvolta si presenta come una teoria medica del contagio; presuppone sempre una teoria dell’occhio, dello spirito e dell’immaginazione. La sua storia arriva fino al Settecento, quando si ripresenta, negli ambienti illuministici napoletani, come un’ideologia della jettatura. Nella Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura del giurista Nicola Valletta (1787) confluisce una nobile e antica tradizione filosofica, evidente nella varietà e ricchezza dei riferimenti bibliografici. Quel termine popolare napoletano non è altro che la divulgazione del fascino, dottamente teorizzato e difeso da uomini come Marsilio Ficino, Pietro Pomponazzi, Michel de Montaigne, Giovan Battista Della Porta, Francis Bacon. Valletta, avvocato e professore di diritto, allievo di Giuseppe Pasquale Cirillo - che era autore, a sua volta, di una commedia intitolata I malocchi - e di Antonio Genovesi, aveva anche un altro motivo per prendere sul serio la propria opera: godette infatti di una solida fama di jettatore.

Per saperne di più, consultare la voce "Fascinazione/Jettatura" di Silvia Parigi, recentemente pubblicata nel Dizionario storico delle scienze naturali a Napoli dal Rinascimento all’Illuminismo, curato da Donato Verardi ed ospitato sul portale "Storia della Campania": http://www.storiadellacampania.it/dssnn:fascinazione-jettatura

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