Attraverso la Storia (Padova, 20-22 febbraio 2019)

di Antonio D'Onofrio

Nella bellissima cornice dell’Università di Padova si è svolto, dal 20 al 22 febbraio 2019, l’appuntamento biennale dei giovani studiosi dell’Età Moderna, organizzato dalla SISEM (Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna) e diventato ormai una consuetidine.
Edizione, questa, particolarmente fortunata in termini di partecipazione: oltre settanta partecipanti, organizzati in panel da tre o quattro persone, pronti a diffondere i risultati delle proprie ricerche, concluse o in corso, ad una platea di altrettanto giovani studiosi, in un clima di interesse reciproco e collaborazione.
Come di consueto, non è stata scelta nessuna tematizzazione particolare per il convegno, così da lasciare ampio margine ai partecipanti e permettere a tutti di esporre i propri argomenti di ricerca. Le attività si sono svolte con sessioni in parallelo, così da dare a tutti uno spazio adeguato permettendo al pubblico e ai partecipanti stessi di scegliere quale sessione ascoltare.
Nella splendida sala del Guariento dell’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti, si è svolta la sessione inaugurale, aperta da un doppio panel, coordinato da Viviana Mellone e Stefano Boero, incentrato sulla gestione della sovranità su spazi distanti, con particolare riferimento ai territori del Regno di Napoli e più in generale delle “Monarchie borboniche”. Subito dopo, coordinati da Luca Al Sabbagh, un gruppo di quattro giovani ricercatori ha esposto le proprie ricerche in un panel incentrato su disciplinamento socio-morale nel settentrione italiano d’età moderna (XVI-XVIII secolo).
La seconda giornata di lavori ha inaugurato, come si accennava, la formula delle esposizioni in parallelo, grazie agli spazi messi a disposizione dal Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’Università di Padova, nella sede di via del Vescovado, in pieno centro città.
La mattinata ha visto quindi lo svolgersi di ben sei panel distinti, con l’avvicendarsi di ventuno relazioni, spaziando da ricerche più geograficamente collocate, com’è stato il caso del panel coordinato da Giuseppe Campagna, intitolato La città e il sacro: religione, potere e credenze nella Sicilia d’età moderna, ad altre dichiaratamente di quadro globale, come ad esempio il panel Tra diplomazia e mediazione culturale: una storia di personaggi e istituzioni ponte tra dimensione locale e globale, coordinato da Alessandro Tripepi, o ancora da lavori incentrati su fonti e storiografia, come nel caso dei panel coordinati da Marcello Dinacci, incentrato sull’utilizzo delle fonti iconografiche per la ricerca storica e da Giovanni Contel, incentrato sull’attività diplomatica nella prima Età Moderna, fino a giungere a quadri più specifici e particolari, come il caso delle indagini sulla trasmissione culturale e le istituzioni educativa in Europa in Età Moderna, centro del panel coordinato da Daniela Buccomino o ancora dei lavori sulla cura del corpo e dell’anima tra XVI e XVII secolo, focus del panel coordinato da Stefano Tomassetti, con relazioni incentrate sulle figure professionali e sul loro ruolo.
Il ricco programma è proseguito nel pomeriggio, con ulteriori sei panel e ventitre relazioni. Ancora una volta la diversità di argomenti ha permesso al pubblico di dividersi a seconda dei propri interessi di ricerca e delle proprie curiosità. Dal panel coordinato da Beatrice Donati, incentrato sulla Storia Moderna nelle Università italiane dopo la Riforma Gentile alla circolazione di informazioni nella monarchia spagnola (XVI-XVII secolo), panel coordinato da Flavia Tudini, fino alle pratiche di mobilità e di integrazione nella prima Età Moderna (coordinatore Benedetto Ligorio). Dallo studio delle reti mercantili e informative nelle istituzioni pubbliche di ancien régime, panel coordinato da Francesca Ferrando, a studi incentrati sulle cosiddette figure marginali: schiavi, zingari e rinnegati, visti nel contesto Mediterraneo della prima Età Moderna (coordinatrice Maria Gloria Tumminelli), passando per uno studio sulle retoriche della paura in età moderna, attraverso figure come infami, streghe, terroristi e accattoni, tema approfondito nel panel coordinato da Fabiana Ambrosi.
L’ultima sessione del convegno, nella mattinata di venerdì 22 febbraio, ha visto svolgersi ancora lo stesso copione del giorno precedente, con altri sei panel e altre ventuno relazioni. Si è cominciato con tre panel tra loro molto diversi: “Esemplari femine e gentildonne sotto la protezione dei Padri”: fondatrici e fondazioni semireligiose femminili nell’Italia post-tridentina, coordinato da Francesca Guidocci, ha visto al suo interno relazioni particolari ed interessanti sull’universo femminile della prima età moderna; Carlo Bazzani ha poi coordinato un panel incentrato sulla mobilità in età rivoluzionaria e napoleonica, con particolare attenzione al controllo sociale e alle reti politiche, oltre che alle pratiche di identificazione dei rivoluzionari o sedicenti tali; infine Stato guerra e fiscalità in Toscana tra XVI e XVIII secolo. Indagini preliminari per una verifica della categoria di ​fiscal-military state​ negli stati italiani dell’età moderna, coordinato da Guido Cioni, ha approfondito una categoria storiografica finora utilizzata solo per i grandi contesti statuali europei, ma che ultimamente ha visto crescere un prolifico campo di studi nel tentativo di applicarla anche ad entità territoriali più piccole e localizzate come, appunto, gli stati italiani dell’età moderna. I successivi tre panel conclusivi sono invece stati centrati rispettivamente sulle pratiche di amministrazione della giustizia nella Repubblica di Venezia (XVI-XVIII secolo) (coordinatore Umberto Cecchinato), sulle élites nella Monarchia ispanica (coordinatrice Valeria Cocozza) e infine sulle attività delle comunità marittime tra contesti definiti “pacifici” e “turbolenti” (coordinatore Leonardo Scavino).
Un bilancio complessivo dell’esperienza è quindi difficile, trattandosi di un seminario così ricco e vario tanto nei contenuti che nelle forme, ma tuttavia positivo. L’arricchimento di conoscenze, di esperienze, di metodi e di contenuti è e deve essere parte degli obiettivi primari di ogni giovane studioso.  Le nuove conoscenze, anche in termini di relazioni interpersonali, lo scambio reciproco di saperi, il confronto attivo e la collaborazione tra giovani studiosi sono tracce importanti che rimangono visibili anche alla chiusura dei lavori del convegno. In questo senso, dunque, "Attraverso la Storia" ha rappresentato, come sempre rappresenta, un passaggio importante e positivo.


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