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Napoli e l'Inquisizione: la rivolta del 1547

Nel 1510 vi fu un primo tentativo di introdurre a Napoli e nel viceregno meridionale l’Inquisizione “all’uso di Spagna” (Creata nel 1480). Ma l’insorgenza cittadina, durata circa un anno, indusse il re Ferdinando il Cattolico ad abbandonare il progetto. Dopo la creazione dell’Inquisizione Romana, o Sant’Ufficio (1542) Carlo V nel 1547 tentò nuovamente di introdurre l’Inquisizione spagnola, con l’appoggio del viceré don Pedro di Toledo, che voleva limitare la potenza dei feudatari, in primis Ferrante Sanseverino, principe di Salerno. Ma anche questo tentativo fallì per la viva protesta dei cittadini, sia nobili che popolo. Ferrante, inviato come ambasciatore in Spagna, per la sua protervia cominciò ad essere oggetto di attenzione, anche perché si vociferava di connivenze coi francesi e coi turchi. Perciò nel 1551 fuggì insieme al suo segretario Bernardo Tasso, anch’egli “in odore di eresia”.

A tutte queste vicende è dedicata la voce di Maria Sirago pubblicata nel Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneofulcro del sito Ereticopedia.

Per consultare la voce collegarsi alla pagina: https://www.ereticopedia.org/rivolta-contro-linquisizione-a-napoli

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